Notizia del disastro è una cronaca, quasi un racconto apparentemente giornalistico di un incidente aereo che è avvenuto a Punta Raisi
Chiunque sia andato almeno una volta nella vita a Palermo, in quella terra meravigliosa e sconfinata come solo la Sicilia sa essere, e l'ha fatto in aereo, ha dovuto affrontare l'atterraggio all'aeroporto di Punta Raisi.
Lo diceva anche Peppino Impastato, che di quel luogo bisognava aver paura, che non era normale che un aeroporto fosse costruito sotto a una montagna, che un aeroporto fosse così attaccato al mare.
Antonio Manzini, che qualche tempo fa avevamo già incontrato parlando insieme del suo nuovo libro, ci consiglia un romanzo che racconta proprio il momento in cui quella paura di atterrare diventa reale: Notizia del disastro, di Roberto Alajmo.
«Il disastro di Punta Raisi del dicembre del 1978, contrariamente agli altri che in varia misura hanno coinvolto l'aeroporto di Palermo, non ha come scenario un attentato o un complotto. Ha come scenario il destino. Semplicemente il destino. Paradossalmente è stato proprio questo che mi ha spinto a scrivere "Notizia del disastro". Il fatto che dietro ci sia solo il destino. Collettivo e grandioso: ma solo destino.
Il romanzo è la ricostruzione delle storie di quei "sommersi", i 108 passeggeri del volo Roma-Palermo, schiantatosi in mare il 23 dicembre 1978. È la storia dei secondi, sospesi tra la vita e la morte, che hanno preceduto l'impatto.
Notizia del disastro, però, è anche la drammatica narrazione della "vita dopo" dei ventiquattro superstiti, la raccolta delle loro testimonianze e di documenti ufficiali.
In un dialogo continuo tra registrazioni radio e verbali d'inchiesta, tristemente noi lettori siamo trascinati all'interno della vicenda, più di quanto noi desideriamo.
Eppure qualcosa stride in questo libro, forse il titolo "notizia", che non ci porta a un caso di cronaca recente come potremmo immaginare, ma a una tragedia avvenuta più di vent'anni fa. E forse anche la volontà con cui questa storia è stata scritta, che non è quella di informare, quanto più di raccontare l'insensatezza del destino e della morte.
Il racconto di Roberto Alajmo parla di tutte le persone coinvolte, sia sopravvissuti sia quelli che non ce l'hanno fatta. Dietro una scrittura cronachistica lui ci mette un cuore, un po' nascosto, un po' distaccato, un cuore che dà delle botte fortissime di emozione e ti lascia di stucco
D'altronde, «Questa è la storia di come morirono e di come vissero centoventinove persone che si chiamavano…» e quando si parla di persone, una semplice ricostruzione di fatti attraverso i documenti non basta. Quando si parla di persone, serve sempre il cuore.
Ancora una volta, però, questo romanzo ci trasmette un senso di straniamento. Di fronte a una scrittura fredda e apparentemente distaccata, noi lettori riviviamo la tensione di quegli attimi terribili, la visione del momento vero e proprio dell'impatto.
Tra le pagine di Notizia del disastro scopriamo personaggi normalissimi, ma eccezionali, e riscopriamo quanto tutto ciò che la Storia, quella con la "S" maiuscola non può raccontare - il bagaglio di emozioni, paure, le coincidenze, le assurdità, il destino - questo ce lo racconta la letteratura.
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