Il dizionario del bugiardo di Eley Williams

B come Bugiardo

Bugiardo (agg. s.m.): persona che non dice la verità; chi dice cose false, spesso perché insoddisfatto; derivazione del verbo bugiare (dal provenzale bauzar “ingannare”) con l’aggiunta del suffisso spregiativo -ardo.

Nel 1899 la Swansby House è un’affermata casa editrice londinese, fondata dall’illustre Gerolf Swansby, e sta lavorando alla stesura del Nuovo Dizionario Enciclopedico Swansby.

Tra i suoi dipendenti c’è Peter Winceworth, un lessicografo con la zeppola, che per questo difetto di dizione viene incaricato di lavorare alla lettera S del dizionario, e al posto del supplemento mensile il direttore gli offre sedute gratuite dal logopedista.

Ma Winceworth non ha davvero la zeppola, il suo è un artefatto sviluppato durante l’infanzia, quando il tenero difetto linguistico gli garantiva sorrisi e gentilezza supplementari. Nell’età adulta però è diventato l’oggetto di scherno preferito dello sfrontato collega Farsham, che non perde una sola occasione per prendersi gioco di Winceworth.

Nel Ventunesimo secolo la Swansby House è diretta dal nipote di Gerolf, David Swansby, un uomo che somiglia alla sua calligrafia: ridicolmente alta, precisa, ben allineata, e che passa la giornata lavorativa coccolando il gatto Titts e giocando a scacchi online.

Il Dizionario Enciclopedico Swansby è stato soppiantato da eminenti nomi come l’Oxford Dictionary, e l’ufficio della casa editrice è composto dal piccolo studio di David, dalla squallida stanza delle fotocopie e dal ripostiglio della cancelleria, dove Mallory trascorre la pausa pranzo  mangiando le sue uova sode. Stare a grufolare il pranzo può essere una bellezza, e spesso è il momento clou di una giornata lavorativa.

Mallory è la giovane tirocinante incaricata di rispondere alle telefonate, tutte dalla stessa persona che ogni volta minaccia di far saltare in aria l’ufficio, e di digitalizzare il dizionario. Molte delle parole già presenti richiedevano un aggiornamento. Il sostantivo “cursore”, ad esempio, necessitava una messa a punto, dato che il suo uso nel 1899 in una frase come “i cursori pontifici recano la bolla papale” significava qualcosa di molto diverso da “trascina il cursore per impostare la velocità smart-motion”.

Il romanzo, dallo stile umoristico che si fa sempre più profondo e trascinante, segue Mallory e Winceworth, e anche se tra loro c’è più di un secolo di storia il Dizionario Enciclopedico Swansby li farà in qualche modo incontrare.

Ma questo libro è soprattutto un intelligente esperimento sul potere e sui limiti del linguaggio, e sul significato intrinseco che sta nell’etimologia delle parole; per cui Mallory definisce la sua scrivania “fresquiescente”, aggettivo da lei inventato per descrivere un ambiente riordinato che ispira clama e operosità,  composto mettendo insieme come un puzzle semantico i pezzi  “quiescere” (latino) “essere a riposo”, “eise” (provenzale) “agio” e “fresk” (germanico) “puro”.

E insieme questa storia è un’originale riflessione su uno degli artifici umani più monumentali e fallaci, ovvero il dizionario.

Attraverso neologismi, errori, giochi di parole e termini desueti, Il dizionario del bugiardo (Neri Pozza) rivela che il dizionario è un gigantesco ordigno di catalogazione, compilazione e definizione delle parole, ma che in realtà ogni parola che ciascuno di noi dice è stata rilasciata e lucidata e plasmata e composta in modo esclusivo.

Le parole non si possono afferrare del tutto, si espandono e si contorcono in continuazione, e imbottigliare la lingua è impossibile è una chimera è deplorevole, è come intrappolare le farfalle sotto vetro.