Sapeva che i suoi successi erano commisurabili proprio alla loro anonimità. Ci vuole una bella resistenza per reggere a questa prova, e Walter se ne era dimostrato capace
Se avete risposto sì a queste domande, state leggendo la recensione del libro che fa per voi!
Cosa caratterizza un giallo firmato Recami? Cosa lo distingue, lo rende unico? Spiazzare.
Recami è stato sempre spiazzante, sin dalla serie dei gialli-non gialli della Casa di ringhiera dove qui pro quo di vario genere ingannano il lettore e lo fanno divertire (e tanto) trasformando un dramma in commedia, una commedia degli equivoci degna di Feydeau. Ma anche il contrario, quando la commedia diventa dramma, dai toni leggeri e ironici, ma sempre dramma. Ci ha spiazzato facendo fuori l’Amedeo Consonni e ci spiazza ora, tirando dentro un nuovo protagonista da commedia nera: Walter Galati.
Walter Galati, impiegato dell'INPS meticoloso e senza speranza di carriera, è sfruttato dai colleghi d'ufficio, nullafacenti e corrotti; e in famiglia è sottomesso alle pretese della moglie Stefania. Sembrerebbe in tutto e per tutto uno sconfitto dalla vita. Ma nasconde un segreto, una seconda esistenza talmente ben organizzata che nessuno sospetta nulla. Walter è infatti abilissimo killer.
Nulla è come appare, tutto ha una forma nascosta da una facciata più o meno di convenienza.
Lui, il Walter, non è (solo) un misero e bistrattato impiegato dell’INPS ma anche un killer straordinariamente in gamba, freddo, abilissimo a mimetizzarsi: nessuno lo può sospettare.
Lei, Stefania, la moglie, non è (solo) la compagna di un impiegatuccio statale in bolletta, oppressiva e rancorosa, che gli rinfaccia continuamente fallimenti e mancanza di ambizioni, ma anche l’amante di un gigolò.
Loro, i compagni di lavoro, non sono (solo) travet furbetti e fagnani ma abili maneggioni che si stanno spartendo cifre da capogiro alla faccia dei contribuenti e dell’ispettrice incaricata di stanarli.
Essi, quelli dell’Agenzia che commissiona a Walter l’ultimo incarico come killer, l’ultima eliminazione prima del “pensionamento”. Ma chi sono veramente? E rappresentano un pericolo?
I cani, che, diciamo, non sono tra i protagonisti più fortunati del romanzo.
Dove?
Nella Treviso contemporanea e sul litorale veneto, colpiti dalle conseguenze estreme del cambiamento climatico e del dissesto idrogeologico, «anche se le grandi piogge e l’imminenza dell’alluvione avranno una rilevanza importante ma indiretta per i fatti che ci stiamo accingendo a raccontare. Fatti che si avvicinarono di molto a una vera apocalisse.»
A Monaco di Baviera dove Walter non è più l’impiegatuccio stazzonato ma Marko Untersteiner di Bolzano, un elegante e poliglotta uomo misterioso.
A Procida dove l’Agenzia gli assegna con una anomala procedura un nuovo incarico: «Walter lo sapeva che prima o poi sarebbe toccato anche a lui. Che quella di Procida fosse soltanto una trappola?»
A Londra, ma questo non lo diciamo.
Come non pensare alla città di Treviso che fece da scenario al film Signore e Signori, magistrale narrazione della provincia italiana diretto nel 1966 da Pietro Germi! Ritroviamo qui quella pruderie, quelle meschinità, conformismo e sepolcri imbiancati. Tutto però ingrandito, amplificato dalla trama gialla e dalla contemporaneità che spinge sull’acceleratore di una nuova morale, sul turismo internazionale e sulla forza della criminalità più o meno organizzata non solo del Triveneto.
Colpi di scena continui ribaltano le situazioni - spesso dense di divertimento -, intrecciano storie all’apparenza del tutto distinte e le attorcigliano. Qui e là la zampata di Recami si sente: con ironia, a tratti con sarcasmo denuncia usi e abusi, costumi e tendenze.
E alla fine? Il nostro Walter Galati potrà godersi la pensione e il “gruzzoletto” messo da parte con la sua professione?
Per un professionista come lui non era previsto di andare in pensione, e lui sapeva che sarebbe stato soppresso, normalmente a scadenza. Era un’ipotesi ovvia, che si risolveva da sola, dentro l’Agenzia. Qualcuno al più presto sarebbe stato incaricato di eliminare Walter Galati. […] L’idea gli si era formata in testa tanti anni prima per un caso. In ufficio aveva trovato un fumetto, lasciato lì da chissà chi. Faceva parte della serie Giulia (della casa editrice Bonelli, la stessa di Tex Willer), una criminologa con le fattezze di Audrey Hepburn. Galati non si intendeva affatto di fumetti, e neanche gli piacevano. Se lo era portato in bagno e lo aveva sfogliato. Erano il titolo e la copertina a incuriosirlo: I killer vanno in pensione? Beh, la risposta che dava il giornaletto era negativa
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