Le lancette del tempo battono l’una per dodici volte. E a fare da sfondo allo scorrere delle ore c’è un’orchestra di voci che si affacciano su una fitta rete di strade illuminate da una luna in perpetuo ascolto. Siamo a Tokyo. E nella «città dalle mille anime» un tassì color cielo si fa traghettatore di sogni, paure, speranze:
Brillava con delicatezza riflettendo la luce dei lampioni oltre il finestrino […]. “Ah” le sfuggì di nuovo. “Si è sfilato”. L’anello era scivolato via completamente come se niente fosse. Passò appena un istante e…
In Buonanotte Tōkyō – gioiello della narrativa da poco uscito con edizioni e/o per la traduzione di Costantino Pes e pubblicato per la prima volta nel 2018 – un filo trasparente accomuna il viaggio, a tratti inquieto, dei personaggi.
Ambientato in una Tokyo notturna, fluida e misteriosa, Buonanotte Tōkyō è un romanzo moderno e ottimista. Ogni notte è raccontata dalla prospettiva di uno o più personaggi le cui storie si intrecciano.
Con una scrittura onesta e generosa Yoshida Atsuhiro ci consegna il loro sentire più intimo: c’è la dolcezza sospesa in una bolla di indecisione di Mitsuki che fornisce attrezzature per film e il suo fidanzato Kōichi, distributore di quotidiani con la passione per i corvi; c’è la solitudine notturna dell’autista di taxi Matsui che – nel suo girovagare sotto le stelle – incontra una «ladra di nespole» e il «grande investigatore Shuro», c’è la timidezza provinciale di Eiko che, dopo il provino nella grande città, si trova alle prese con la sua prima scossa e c’è il coraggio di Maeda che, in un tête-à-tête con il suo alter ego, risponde alla chiamata più importante del proprio destino.
Nato a Tōkyō nel 1962 dove si occupa di editoria e graphic design con la moglie, Yoshida Hiromi Atsuhiro ha esordito con Fingābōru no hanashi no tsuzuki (La storia del finger bowl continua, 2001) a cui sono seguite numerose opere. Fra le più note ricordiamo la Tsukifunechō sanbusaku (Trilogia della città di Tsukifune) di cui fanno parte Tsumujikaze shokudō no yoru (Una notte al ristorante Turbine, 2002), primo volume da cui è stato tratto un film nel 2009 per la regia di Shinohara Tetsuo, Sorekara wa sūpu no koto bakari kangaete kurashita (Poi ho vissuto pensando solo alla zuppa) del 2006 e Reinkōto wo kita inu (Il cane con l’impermeabile) del 2015 a cui si aggiunge Tsumujikaze shokudō to boku (Il ristorante Turbine e me), volume supplementare uscito nel 2013.
Continuava a non esserci anima viva. Era nel mezzo di una strada dritta e solitaria che correva tra un quartiere residenziale e un deposito della metropolitana
In una metropoli che diventa palcoscenico di destini incrociati, la madre notte veglia sulla capitale orientale e avvolge di oscurità l’infinito tappeto di case e grattacieli. In quel labirinto di emozioni si annidano vite che diventano custodi di identità:
Gli abitanti di quella città si incrociavano in tanti luoghi e situazioni di gran lunga più spesso di quanto pensassero
L’attenzione con cui l’autore ha curato intere sequenze narrative ci fa pensare di essere dentro la pellicola di un film e ciascuno dei capitoli del libro diventa un singolo frame che contiene porzioni di immagini e frammenti di azione.
Yoshida Atsuhiro utilizza infatti lo strumento penna come se fosse una macchina da presa e attraverso una prosa corale ferma le scene sulla carta e poi le monta concedendo al lettore di viaggiare tra le pagine in totale libertà.
In una realtà dove a imporsi c’è la fissità del tutto, Buonanotte Tōkyō è la storia di gente comune alla ricerca della propria stella polare. Chi non lo è?
Concediamo allora alle lancette del tempo di battere l’una anche per noi.
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