La redazione segnala

La sparatoria di Chapel Hill

“Stay safe!” – “Are you safe?”
Il mantra è sempre quello, ogni volta che qualcosa di pericoloso ci sfiora. Per ore, nel pomeriggio del 28 agosto, il campus di UNC Chapel Hill è stato assediato dalla polizia in assetto antisommossa.
Il governatore ha chiamato perfino la Guardia Nazionale. L’ordine era di rimanere chiusi negli istituti fino a quando l’emergenza non fosse cessata. Uomo armato pericoloso at large, ossia a piede libero, in giro per il campus. Avrebbe potuto essere ovunque. Solamente dopo avremmo saputo che un professore era stato assassinato nei laboratori di Fisica da un suo dottorando.
Praticamente, un’esecuzione.

Com’è strano, tutto questo, qui.
Una delle cose che più colpiscono chi ci arriva per la prima volta è l’atmosfera fatta di accoglienza, curiosità, libertà. Ogni mattina migliaia di persone si muovono per questi lawns, i prati all’inglese popolati da castagni americani, querce, piante di erica e scoiattoli. Il 28 agosto in giro, tranne la polizia e gli scoiattoli, non c’era nessuno. Studenti, professori, impiegati, sono stati chiusi per ore nelle aule e negli uffici, senza potersi muovere, neanche per andare al bagno. Quando l’allarme è cessato, la polizia, armi alla mano, li ha fatti uscire dai sotterranei. Nei giorni successivi, tutte le attività sono state sospese. Silenzio irreale, paura che potesse esserci ancora violenza, il ricordo di quelle ore vissute in apnea. Com’è strano tutto questo, qui. 

L’Università del North Carolina è uno degli atenei più prestigiosi degli Stati Uniti.
Fondata nel 1789, è stata la prima università pubblica americana. Il campus di Chapel Hill – una popolazione studentesca di oltre trentamila studenti e quattromila docenti – è la flagship, la nave portabandiera.
Se allarghiamo lo sguardo a quello che c’è intorno, poi, ci troviamo in una realtà in cui le pistole sembrano quasi oggetti speculativi. Siamo nel Triangle: due milioni di abitanti nel territorio compreso tra Durham, Raleigh e Chapel Hill, un’enclave progressista e all’avanguardia in uno Stato con simpatie politiche alterne, anche se l’ultimo governatore è un democratico. Pare che in quest’area ci sia la più alta percentuale di Ph.D. pro capite di tutti gli Stati Uniti. La cosa è possibile se si pensa che il Triangle ospita una concentrazione di ben 17 università e un numero imprecisato di centri di ricerca pubblici e privati. 

Insegno a Chapel Hill da diversi anni.
A inizio semestre accolgo studenti e studentesse di ogni etnia, credo politico e religioso, età, classe sociale, esperienza esistenziale.
Non è raro che al programma di dottorato che dirigo siano ammessi anche studenti italiani. Molti fanno domanda dopo averci provato in Italia, al solito meno accogliente con chi sogna una carriera accademica.
Il 28 agosto però è stata dura per tutti. La prima reazione è stata incredulità, ma anche voglia di stare vicini, di sentirsi parte di una comunità. I miei studenti mi hanno manifestato inquietudine e angoscia.
Sto bene, ma il mio cuore sanguina” mi ha scritto Anna. “Siamo state per ore sotto una scrivania, al buio, con un mobile buttato contro la porta”, racconta Francesca.
Amelia mi dice che si sente sopraffatta e non riesce a non piangere. Tutti vogliono sapere come sto, come stanno gli altri che non hanno ancora visto. Non è stata un'altra Columbine, ma mentre succedeva nessuno poteva saperlo. E c’è stato un morto

Professori e studenti organizzano manifestazioni in supporto dell'Ucraina invasa nel febbraio 2022 in una foto scattata da Serenella Iovino

Bella e accogliente, Chapel Hill.
Piena di gentilezza, cosmopolita e conviviale. In mezzo a questa bolla di libertà e democrazia è facile dimenticare che anche qui vige il secondo emendamento: quello che consente a ogni cittadino di portare armi.
Recita così: “Essendo necessaria alla sicurezza di uno Stato libero una ben organizzata Milizia, il diritto dei cittadini di detenere e portare Armi, non potrà essere violato”. Ratificata nel 1791, questa norma che ci sembra bizzarra fu introdotta nel 1789 nel complesso del Bill of Rights, la carta dei diritti che completa la Costituzione. Molti importanti principi venivano sanciti: la libertà di culto, parola e stampa, il diritto di riunirsi pacificamente, il diritto a un giusto processo e la garanzia a un processo penale rapido e pubblico. Il principio che animava gli emendamenti è questo: tutti i diritti che non sono esplicitamente delegati allo Stato sono detenuti dagli individui. 

Il secondo emendamento era pensato per garantire il diritto dei singoli e delle milizie locali a difendersi dagli attacchi di chi allora veniva considerato il nemico: i nativi, ma con loro anche altri soggetti che minacciavano l’indipendenza della nuova nazione. Nel momento in cui gli imperi europei (Gran Bretagna, Spagna, Francia) si contendevano il territorio nel continente americano, poteva essere legittimo dare agli americani la base giuridica per difendersi. Col tempo, i presupposti sono cambiati; e però questa norma è rimasta, a sventolare nei dibattiti politici come un tratto vestigiale del sistema, un’ideologica vertebra caudale di un organismo che ha da tempo perso la coda.

È superfluo sottolineare che il secondo emendamento oggi è esclusivamente funzionale a gruppi di potere conservatori e lobbies di varia natura, non solo delle armi.
Il dibattito è vivo ogni giorno negli USA, ed è prevedibile che lo rimarrà a lungo. È però interessante sottolineare che questo diritto non è incontestato: la stessa Corte Suprema nel 2008 (sentenza District of Columbia v. Heller) ha ribadito che ci sono limiti all’ingresso delle armi in “luoghi sensibili come scuole e edifici governativi”.
Il problema vero, qui, è ciò che una norma simile può diventare in una cultura politica polarizzata, in cui la verità non è mai una ma è sempre funzionale a una parte. Da Trump in poi, in America è così
Penso perciò che episodi come questo debbano farci riflettere ogni volta che qualcuno dei nostri politici rispolvera l’idea di un “liberi tutti” anche per i cittadini italiani. 

Come si torna in aula dopo un campus shooting? Non è facile.
L’università ha messo a disposizione un servizio di assistenza psicologica, e tutti noi docenti siamo stati invitati a stare vicino agli studenti e mostrarci per quelli che siamo: vulnerabili, proprio come loro.
Del resto, i protagonisti di questo episodio violento sono due di noi. Bisogna però anche ricordare che prima del secondo emendamento viene appunto il primo, che è quello che sancisce come inviolabile la libertà d’espressione. Questo emendamento, scrisse il filosofo Alexander Meicklejohn “è un assoluto”: “le persone hanno bisogno di romanzi, di opere teatrali, di dipinti e di poesie, perché saranno chiamate a votare”, scrive.
Le università sono il luogo dove tutto questo si celebra ogni giorno, ed è proprio da qui che bisogna partire per contestare leggi che non corrispondono più né alla storia né alla giustizia.

E forse è anche l’unico modo per non trovarci da soli, indifesi di fronte alle armi e alle nostre paure.

Libri per approfondire

What Does America Mean?

Di Alexander Meiklejohn | WW Norton & Co, 1972

Repeal the Second Amendment

Di Allan J. LichtmanJens Rasmussen | Macmillan Audio, 2020

Polvere. Il caso Marta Russo

Di Chiara LalliCecilia Sala | Mondadori, 2021

Il capro espiatorio. L'uso strategico della violenza

Di Stefano Tomelleri | UTET Università, 2022

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