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Lenin, a cent'anni dalla morte del genio politico più discusso del Novecento

Illustrazione digitale di Marta Punxo, 2024

Illustrazione digitale di Marta Punxo, 2024

A cent’anni dalla morte ci dice ancora qualcosa l’azione e il pensiero di Lenin? L’idea di una distruzione violenta del capitalismo per via insurrezionale e tramite una guerra civile non appartiene più, evidentemente, all’orizzonte contemporaneo, in nessuna parte di un mondo sempre più globalizzato e al tempo stesso incapace di comprendere le profonde trasformazioni socioeconomiche dell’ultimo mezzo secolo e di presagire i mutamenti futuri.

Dal punto di vista della discussione storica è stato ormai abbastanza assodato da parte di quasi tutti gli studiosi che si sono misurati con la sua figura che il suo ruolo nel porre le basi per il regime totalitario sovietico è stato fondamentale, pur senza dimenticare la differenza profonda tra la sua modalità di gestire il potere e quella che ebbe, invece, il suo successore, Stalin.

La centralità che hanno avuto le sue idee di rivoluzione come guerra civile, di dittatura del partito come garanzia della costruzione del socialismo, di democrazia rappresentativa come nemico storico del proletariato, delle libertà (di parola, di stampa, di associazione, di religione) come strumento per il dominio e l’oppressione della borghesia, sono state al centro della costruzione di un regime che l’azione di Stalin ha reso successivamente – con la guerra ai contadini durata un decennio – un totalitarismo di massa esemplare dei tragici decenni succeduti all’esperienza di rottura della prima guerra mondiale.

La convinzione di essere nel giusto e di portare avanti contro chiunque la sua idea strategica di rivoluzione fu alla base della rottura che nel 1903 divise per sempre il partito socialdemocratico operaio russo, nato da pochi anni, tra bolscevichi e menscevichi; del rifiuto di creare un governo di tutti i partiti socialisti in occasione del secondo congresso dei soviet riunito a ridosso del colpo di mano militare di Ottobre; rifiuto reiterato mesi dopo di fronte alla richiesta del sindacato ferrovieri che si spinse a minacciare di boicottare lo spostamento delle truppe a difesa della rivoluzione.

È vero che proprio a ridosso del primo ictus che ne menomò la capacità di guidare il paese nel 1922 la sua proposta di Nuova politica economica (NEP) e l’intervento al Terzo congresso dell’Internazionale comunista, entrambe nel 1921, mostravano quanto fosse capace – unico o quasi tra i bolscevichi – a capire i mutamenti che stavano avvenendo in Europa con la fine della guerra e in Russia con il termine della guerra civile.

La sua incrollabile fiducia nella superiorità e legittimità del potere del partito – che in diverse occasioni aveva convinto a seguirlo con la forza del suo carisma più che delle sue argomentazioni – impedì che dopo la sua morte il 21 gennaio del 1924 si desse ascolto al suo testamento, in cui criticava con forza uno per uno i principali dirigenti del partito, e Stalin in maniera particolare, e che la battaglia dentro il partito assumesse l’aspetto di un confronto serrato e continuo su opzioni strategiche diverse, diventando invece terreno di scontro e sopraffazione personale e di gruppo e facendo perdere per sempre quella tradizione di libera discussione che i bolscevichi avevano mantenuto fino al X congresso del partito nel 1921.

La sua grandezza tattica nel capire le fasi della lotta politica e le tappe che poteva affrontare la presa del potere, è stata riconosciuta pressoché unanimemente sia dai suoi contemporanei, amici o nemici che fossero, sia dagli storici che non hanno esitato a condannarlo come primo motore del totalitarismo sovietico.

L’oltre mezzo secolo di «culto» e di «mito» costruito attorno alla sua figura, ha reso per decenni difficile guardare al vero Lenin attore e protagonista della storia, tanto in Russia che nel resto del mondo.

Solo con l’apertura a una nuova fase di libertà e trasparenza – la glasnost’ voluta da Gorbačëv nel 1987 proprio in occasione del 70° anniversario della rivoluzione – e l’apertura degli archivi, Lenin è tornato a essere protagonista della storia reale, conosciuto e giudicato come tale.

Per approfondire la figura di Lenin

Lenin. Una biografia intellettuale (1870-1924)

Di Tamás Krausz | Donzelli, 2024

L'ultimo viaggio di Lenin

Di Francesco Pala | Neri Pozza, 2024

L'ultimo spettacolo. I funerali sovietici che hanno fatto storia

Di Gian Piero Piretto | Raffaello Cortina Editore, 2023

Lenin, il rivoluzionario assoluto

Di Guido Carpi | Carocci, 2023

Lenin oggi. Ricordare, ripetere, rielaborare

Di Slavoj Zizek | Ponte alle Grazie, 2017

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