La redazione segnala

Alla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli si indaga sul futuro dell'editoria

Venerdi 18 novembre si è svolto presso la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli l’incontro per presentare il rapporto 2022 sul futuro dell’editoria.
“Cosa leggeremo l’anno prossimo?” è la domanda alla quale hanno cercato di rispondere gli ospiti presenti: la stessa domanda che ci facciamo anche tutti noi lettori “selvaggi e accaniti".
In sala diversi addetti ai lavori ma anche tanti giovani, sicuramente tra i protagonisti della manifestazione milanese dedicata al libro e all'editoria.
A moderare il dibattito c’è Massimiliano Tarantino, direttore della Fondazione. In sala viene distribuito il rapporto, che è anche disponibile sul sito della Fondazione:

Tra gli ospiti troviamo: Carlo Antonelli, Direttore Business International Fiera di Milano; Alessandra Carra, Amministratrice Delegata del Gruppo Feltrinelli; Paolo Costa, docente in Comunicazione e Filologia Moderna dell’Università di Pavia; Paola Dubini, professoressa di Management all’Università Bocconi di Milano e curatrice del rapporto

Il mercato è un luogo affollato, e lo è ancora di più il mercato delle idee, cosi prezioso per la salute della democrazia

© BookCity Milano

“Il tempo che viviamo è tale per cui le guerre si combattono silenziosamente dentro le infrastrutture tecnologiche che pervadono silenziosamente le nostre vite, perciò è tanto necessario che il posizionamento degli editori sia lungimirante ed esigente rispetto alle finalità con cui facciamo uso del digitale”, leggiamo nella prefazione di Tarantino.

Per parlare del futuro del libro, Tarantino evoca l’isola dell’Utopia, sorprendente immagine tratta dall'Utopia di Tommaso Moro, nell'esemplare custodito presso la Fondazione.
Forse Tarantino, attraverso questa immagine, intende suggerire un concetto sul quale non si insisterà mai abbastanza: per fare gli editori, bisogna essere anche un po' sognatori.

Esiste solo un modo per non soccombere alla forza maggiore della distrazione: stabilire un patto comunicativo con i lettori, coinvolgendo il pubblico nella determinazione consensuale del messaggio e della piattaforma

Paola Dubini si concentra sui giovani e ci ricorda che fino ai 14 anni sono dei forti lettori e poi improvvisamente scompaiono dal radar.
Dove vanno a finire gli adolescenti che non riusciamo ad intercettare? Smettono di leggere improvvisamente? O siamo noi che non siamo capaci di capire le loro esigenze e i loro gusti? Il bonus cultura 18 App è, per esempio, uno strumento straordinario per capire cosa comprano e cosa “consumano” effettivamente i giovani.
Alessandra Carra ci dice che con 18 App si comprano tanti libri e anche tanta musica.

Questo osservatorio sul futuro dell’editoria propone di “partire dal fondo” e di “partire dall’intorno”. Partire dal fondo significa partire dai comportamenti di lettura. Partire dall’intorno significa invece prendere atto del fatto che le ore del giorno sono 24 e che negli ultimi anni l’offerta dei prodotti culturali è aumentata in modo esponenziale.

Se accettiamo l’ipotesi che il libro non sia più il prodotto culturale di riferimento che attraversa i generi e le generazioni, cosi come la televisione non è più il medium che tutti guardano, allora è anche possibile che ci siano persone che leggono, e leggono anche tanto, ma che non si riconoscono come lettori di libri.

Paolo Costa ci ricorda che questa edizione di Bookcity è dedicata all’ibrido.
Mai come in questi anni, ci racconta Costa, la lettura è stata pratica tanto ibrida. Alla luce delle nostre conoscenze, ciò che sappiamo si può riassumere in tre punti:
1) da quando è stata inventata, la lettura si è incarnata in molteplici forme, pratiche ed esperienze.
2) non vi è un rapporto rigido di causa-effetto fra le caratteristiche del supporto impiegato per leggere e il tipo di esperienza.
3) a partire dalla fine del XVIII secolo e in modo ancora più marcato con l’avvento del paradigma digitale abbiamo adattato il nostro modo di leggere alla necessità di gestire il sovraccarico informativo crescente.

In ogni caso, non vi è relazione biunivoca fra medium e approccio alla lettura.
“Il modo di leggere digitale” – superficiale e veloce – può manifestarsi anche quando affrontiamo la lettura su supporti analogici o quando ascoltiamo un audiolibro.
Con lo stesso dispositivo sono possibili diversi comportamenti di lettura, più o meno efficaci.   

“Esiste solo un modo per non soccombere alla forza maggiore della distrazione: stabilire un patto comunicativo con i lettori, coinvolgendo il pubblico nella determinazione consensuale del messaggio e della piattaforma”.

Alessandra Carra sottolinea l’importanza delle librerie e degli editori in questo processo di cambiamento.
La filiera del libro deve evolvere seguendo i cambiamenti sociali: il tema dei giovani, ad esempio, è cruciale e solo un'analisi attenta dei loro comportamenti, sui social (che è bene seguire ma dei quali non bisogna imitare il linguaggio) e fuori dalla rete.
Considerazione "editoriale" fondamentale: le trasformazioni in atto stanno avendo impatti sulla gestione degli autori e dei diritti d’autore e sono destinate ad averne sempre più.

Alla fine del rapporto leggiamo un brano di Bruno Pischedda: “Siamo ancora in una dimensione culturale massificata, dove interclassismo e cosmopolitismo hanno valore dirimente. Però ciascuno dei fenomeni che qui abbiamo richiamato in modo campionario indica evoluzione, prospettive magari antitetiche, secondo le quali il libro prova a riguadagnare forza sulla base di inesauribili varianti. L’esperimento Gutenberg sembra tutt’altro che al capolinea, e spetta ai più intraprendenti, di là da nostalgie e adorazioni tecniche, il compito di traghettarlo nel futuro”.

Come la musica, il libro accompagna letteralmente tutti per tutta la vita, anche coloro che non si definiscono lettori

Umberto Eco intitolava un suo appassionato pamhplet dedicato alle meraviglie del libro “Non sperate di liberarvi dei libri”.
Il futuro, forse, non è mai stato incerto come quello cui guardiamo da questi giorni agitati. Ma possiamo dire che per il libro cartaceo c’è ancora un bel futuro da vivere.
Come sempre, Eco aveva ragione.

© BookCity Milano

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