Ai Mondiali di calcio che si stanno svolgendo in Qatar abbiamo visto per la prima volta arbitrare una donna.
Un altro sport lancia in questi giorni un’iniziativa per raggiungere un giorno una maggiore eguaglianza tra i sessi anche in questo dipartimento: la Formula Uno.
Due sole donne hanno partecipato a gare nell’intera storia delle corse automobilistiche di questa categoria, entrambe italiane: Maria Teresa de Filippis negli anni ’50 e Lella Lombardi, che nelle stagioni 1974-1976 disputò dodici Gran Premi e riuscì ad arrivare in zona punti (ventunesima fu il suo miglior piazzamento in una corsa).
In futuro la situazione potrebbe cambiare perché dal prossimo anno la F1 introdurrà una categoria di corse riservata alle donne pilota, denominata F1 Academy, con un totale di cinque squadre, tre auto per squadra, e sette gran premi. Il calendario coinciderà con almeno una corsa di F1. Lo scopo, ha spiegato Stefano Domenicali, amministratore delegato della Formula Uno, è dare “più opportunità alle donne al volante”, offrendo stimoli e sostegno finanziario alle donne per addestrarsi, gareggiare ed eventualmente entrare nel circuito di F3, F2 e infine F1, sfidando sullo stesso piano i piloti maschi.
L’obiettivo è avere qualche donna pilota nelle gare di F3 entro due o tre anni, poi vederle ottenere posizioni in grado di salire sul podio e vincere corse, quindi ispirare sempre più giovani donne a competere in questo sport, per giungere ad avere di nuovo donne che corrono anche in Formula Uno accanto e contro gli uomini. La Formula W, unica serie di corse attualmente riservata alle donne, probabilmente scomparirà: del resto le ultime tre gare della stagione attuale sono state cancellate per problemi economici. Ma con il sostegno della F1, la F1 Academy ha buone possibilità di diventare davvero un’accademia per le donne che vogliono correre in Formula Uno e per realizzare prima o poi quel sogno che ha finora vissuto soltanto una breve, estemporanea epopea. Non è certo impossibile immaginare che un giorno sarà una donna non solo a competere ma anche a vincere il campionato mondiale piloti: se c’è uno sport in cui le femmine possono battere i maschi è questo, a dispetto degli stereotipi e delle discriminazioni del passato.
Altre riflessioni di Enrico Franceschini
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