Strade di carta

Ripartire da zero

Illustrazione digitale di Gaetano Di Riso, 2021

Illustrazione digitale di Gaetano Di Riso, 2021

Il libro di cui hai bisogno si trova accanto a quello che cerchi

Aby Warburg

Nel variopinto ordinario di ogni libraio, c’è sempre una richiesta ricorrente. Una domanda che affiora da una bocca qualunque e poi, per fenomeni fisici ancora inspiegabili, impollina mille altre voci e diventa quasi un coro. Ho attraversato semi-indenne il tempo di: “Ce l’ha un libro per non crollare dal sonno?” per incappare nella fase “Ma un romanzo che ti lasci qualcosa?” (al che io proponevo un gratta e vinci come segnalibro).

Da parecchio, direi ormai quasi tre anni, la formula che si perpetua con alcune variazioni sul tema è sempre la stessa. “Mi consiglia un libro per ripartire da zero?”.

Probabilmente questi ultimi lunghi periodi hanno azzerato molte parti di noi. Imbavagliato sorrisi, tranciato di netto aspettative, usanze, forme di un vivere dato per scontato.

E oggi sappiamo con rinnovata certezza che di scontato c’è solo merce in negozio.

Ho cominciato quindi, un po’ per gioco e un po’ per sana esigenza, a scovare titoli con una comune salvifica missione, quella di farci rinascere. E come ogni saggia legge di risonanza che si rispetti, quelli giusti hanno iniziato a grandinare.

Spesso infatti, attiriamo ciò che siamo e che, in modi totalmente imprevisti, ci permetterà di crescere.

Come accade a Robert, sedicenne in cerca di evasione protagonista del meraviglioso All'orizzonte di Benjamin Myers. La guerra si è appena spenta (siamo nel ’46) e sta per esplodere l’ultima estate di libertà prima di sprofondare in miniera. Frutto raro la libertà, che saprà abbrancare scavando in luoghi inaspettati. In un cottage sul mare e negli occhi di Dulcie. Donna più che adulta, con una vita molto poco allineata. Gli offrirà un lavoro, un capanno e uno scorcio di mondo che non contemplava. Perché l’altro è un territorio dissestato, in cui ogni passo sconnesso ci ricuce con noi stessi. E l’amicizia è sempre una seconda occasione. Dove età e distanze valgono solo per ciò che sanno scoperchiare. E puntellano geometrie nuove. In cui provocare la scommessa del risveglio. Dulcie e Robert si permettono, conoscendosi, di sentirsi altro. Di tracciare direzioni verso un nuovo sé. Che restano dimora anche quando ci si perde.

Così pensa Robert prima di incontrare Dulcie: «Dov’è andata a finire la vita? Ogni giorno mi ritrovo la stessa identica domanda allo specchio e puntualmente la risposta mi sfugge. Vedo soltanto un estraneo che mi restituisce lo sguardo».
Dopo Dulcie quel cottage gli appartiene, è un ritaglio d’alberi e d’aria dove i tempi convergono. Ciò che è stato di lui con ciò che ancora lo attende. «I regimi salivano al potere e cadevano e io continuavo a tornare qui, sul prato, a scrivere, leggere e pensare, a fare bagni d’erba al chiaro di luna e a osservare i tassi all’alba».

Rinascere attraverso l’esistenza del tu, che ci fa da specchio quando è più fragile.

La stessa esperienza che ci racconta Doris Lessing con Il Diario di Jane Somers. Jane sta lambendo i cinquant’anni e rimirando i suoi risultati le sembra di non aver sbagliato nulla. Forse si sente sola, forse poteva amare ed essere più amata, ma quel perimetro azzimato le somiglia proprio. Nulla si scompone, tutto è ossequioso dei propri binari. Finché non impatta in Maudie, anche lei niente affatto giovane, ma capace di scatenarle dentro un tempo improvviso, in cui riconsiderare tutto quello che sembrava intangibile. Quanto parla di lei il disordine che vortica intorno alla sua anziana amica? Quanto sa riecheggiare ciò che le serpeggia dentro? Cammina lenta Maudie e per starle al passo tutto deve rallentare, modellarsi su incertezze che diventano visioni. E poi epifanie. Quando Maudie si ammala, quando quel corpo cede e si sfilaccia, le ricorda quanto sia friabile il suo sanissimo equilibrio. In quell’esatto punto, nello scollarsi subitaneo tra ciò che credeva e ciò che inizia a sapere, si avvia la sua rivolta. O forse, la sua resurrezione. «Maudie era gelata, era malata, era debole – ma sentivo qualcosa pulsare dentro di lei: la vita. Com’è tenace, la vita. Non ci avevo mai pensato prima, non come in quel momento, mentre lavavo Maudie Fawler, una vecchietta arrabbiata e indomita». Solo attraverso la sua carne spoglia, non quella di suo marito e nemmeno quella di sua madre, solo con Maudie Jane sperimenta lo squarcio del trapasso. Si rinasce per un incontro detonante, per una sterzata repentina che ha tutta l’aria di essere una punizione.

Anche il conte Rostov, da un giorno all’altro, si ritrova catapultato in un universo di apparente privazione. Il suo ecosistema si è dissolto in fretta e lui, protagonista scintillante di Un gentiluomo a Mosca di Amor Towles, viene convocato dal “Comitato d’emergenza del Commissariato del Popolo” e giudicato inammissibile per la sua condotta corrotta. Ricco, licenzioso, pluridecorato, decisamente troppo in un nuovo ordine che inneggia al contegno per il bene comune. Ed è così che viene traghettato nei confini della sua cattività dorata. Nessuna cella per lui, nessun anfratto con latifondo di topi. Semplicemente l’hotel Metropolitan di Mosca, il cancello oltre il quale non potrà più avventurarsi. Niente più potere, niente più vantaggi. Il suo intero sistema solare si arresta a quella soglia. Ed è lì, dopo quella frattura, che Rostov dovrà reinventarsi. Anche qui grazie al potere dell'Altro. Al coefficiente scompaginante insito in ogni collisione. Mentre la Russia si rivoluziona, il conte farà i conti. Con la dimensione degli affetti che esploderà per lui più di una supernova. «Per la loro stessa natura, gli esseri umani sono così capricciosi, così deliziosamente contraddittori da meritarsi non solo la nostra considerazione, ma anche la nostra riconsiderazione, e la risoluta determinazione a trattenere la nostra opinione finché non li avremo impegnati in ogni possibile situazione». Rinascere, quindi, resuscitando un nuovo giudizio in quel primo tribunale che siamo noi stessi.

Ed è proprio in virtù del nostro essere plurale, dell'infinito contenere altre strade, che ricominciare vuol dire riconsiderarsi. Ritenersi capaci di ospitare altri capitoli. Ce lo suggerisce perfettamente Jorge Bucay, psicoterapeuta e medico argentino, nel suo Lascia che ti racconti, un affresco di storie estrapolate da varie culture in cui sperimentare soluzioni impreviste. Ogni tassello è un trampolino. E Bucay conosce molto bene la “magia guaritrice” del “C'era una volta”. Chi possiamo essere ciascuna volta? Quanti possiamo diventare solo rimodulando la nostra percezione? «Il tuo giudizio, la tua libertà, l'indipendenza e l'aumento di responsabilità vanno di pari passo con il tuo processo di crescita. Sei tu che decidi se diventare adulto o continuare a essere un bambino». Il che non significa dismettere le proprie emozioni, ma difenderle rischiando, scegliendo tutti i giorni quale porta oltrepassare. Quale viaggio compiere.

A rappresentarlo meravigliosamente un libro per ragazzi di qualunque età.

Il venditore di felicità  di Davide Calì e Marco Somà è un incanto illustrato in cui un piccione distribuisce felicità in barattolo ai suoi amici alati. Ognuno di loro ne ha bisogno a modo suo. Ad esempio «Il signor Luì prova a trattare sul prezzo, perché lui felice lo è già, ma vorrebbe un barattolo di scorta. Il signor Piccione però è irremovibile: niente sconti! La felicità non si vende a metà prezzo!». Il prezzo da pagare è quello di esporsi alle correnti, cercando linfa in ciò che amiamo. Ecco, io credo che un libro sia il nostro barattolo di felicità. Un meccanismo tascabile e potente che in apparenza contiene per tutti la stessa identica versione.

Soltanto aprendolo scopriamo quanto invece, ogni volta, sappia chiamarci per nome.

Le altre strade di carta

La posta della redazione

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I libri consentanei di Cristiana Saporito

All'orizzonte

Di Benjamin Myers | Bollati Boringhieri, 2021

Il diario di Jane Somers

Di Doris Lessing | Feltrinelli, 2014

Un gentiluomo a Mosca

Di Amor Towles | BEAT, 2020

Il venditore di felicità

Di Davide CalìMarco Somà | Kite, 2018

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