Strade di carta

L'esclusione

Illustrazione digitale di Gaetano Di Riso, 2021

Illustrazione digitale di Gaetano Di Riso, 2021

Il libro di cui hai bisogno si trova accanto a quello che cerchi

Aby Warburg
Uno come me, che non lavora, che non vuole lavorare, sarà odiato sempre. Io ero, in questa casa di operai, il matto che in fondo avrebbero voluto essere tutti. Ero colui che si privava di carne, di cinema, di lana, per essere libero. Colui che, senza volerlo, ogni giorno ricordava alla gente le loro miserie. Non mi hanno mai perdonato di essere libero, di non aver nessuna paura della povertà

Così parla Victor Bâton, nelle ultime pagine del libro I miei amici di Emmanuel Bove sottolineando la doppia natura della propria esclusione dal consorzio sociale: il suo rifiuto e opposizione all’economia e alla società borghesi determina un rifiuto della sua persona da parte di coloro che invece vi aderiscono. L’isolamento in cui precipita questo eroe dostoevskiano, reduce di guerra incapace o forse restio a riadattarsi alla vita considerata normale, è costellato di maldestri tentativi di riconnettersi all’umanità, nella vana speranza di trovare almeno un amico. La sua è una forma di solitudine estrema, quella che si raggiunge quando ci si trova completamente esclusi dalla società. Questo libro mi ha suscitato un senso di profonda empatia nei confronti del protagonista, di cui ho invidiato molto la libertà, seppur pagata a carissimo prezzo, esattamente come la protagonista del prossimo libro.

Anche Merry, figlia di Seymur Levov in Pastorale Americana di Philip Roth,sceglie di vivere al di fuori della società, quella patinata e perfetta del grande sogno americano. L’uscita di scena di Merry, però, è molto più rumorosa rispetto a quella di Victor; Merry vuole ribaltare completamente il modello ipocrita della famiglia americana nella quale è stata cresciuta e ai cui valori non sente di appartenere. La sua furia distruttrice farà emergere tutte le contraddizioni su cui si fonda l’impero costruito da suo padre e prima ancora da suo nonno, emigrati in un’America che aveva promesso benessere e realizzazione a tutti. E se per le generazioni precedenti l’illusione era stata in qualche modo raggiungibile e, a volte, raggiunta, con gli anni Sessanta e il conflitto in Vietnam esplode una bolla che porta masse di giovani a ribellarsi all’ipocrisia e all’ingiustizia della società. Merry scappa di casa e sceglie la via più estrema per opporsi all’autorità genitoriale, che è un microcosmo nella più ampia allegoria dell’autorità istituzionale in un’America che brucia di contestazioni. E anche quando tutto sarà perduto, Merry sceglierà ancora l’esclusione, aderendo a un culto religioso radicale, nel disperato tentativo di percepire un qualunque senso di appartenenza a qualcosa.

Di esclusione dalla società ne sanno qualcosa anche i protagonisti di Palazzo Yacoubian di ‘Ala al-Aswani, o perché provenienti dagli strati più bassi della società nell’Egitto degli anni ’90, o perché si trovano a dover compiere delle scelte che li isolano e li allontanano dalla vita così come la conoscevano. Taha, il figlio del portiere, da aspirante poliziotto si ritroverà a scegliere una strada completamente opposta abbandonando amici e famiglia; Hatim, amante di un uomo facoltoso e potente, a seguito di uno scandalo dovrà abbandonare tutto, lasciare Il Cairo e ritirarsi in un paesino dell’interno, completamente isolato. Questo romanzo corale tocca corde davvero delicate e mi ha scosso molto leggere l’evoluzione delle vicende di alcuni personaggi, vite miserabili, schiacciate dal potere ed escluse da qualsiasi possibilità di riscatto.
Ma l’allontanamento dal mondo può essere anche una scelta data dalla necessità di curare ferite profonde. È così per Akino, il protagonista del libro Le bugie del mare di Khao Nashiki. Dopo aver perso prima la fidanzata, morta suicida, e poi entrambi i genitori a poca distanza l’uno dall’altro, Akino realizza il bisogno di raggiungere un luogo sacro e silenzioso, che in passato fosse stato testimone di eventi importanti. Là dove mi sarebbe stato possibile percepire, anche se solo in modo breve e parziale, il senso dell’esistenza. A volte, per capire davvero il senso della realtà in cui siamo immersi, dobbiamo allontanarci quel tanto che basta per guardarla dal di fuori. Akino raggiunge quindi Osojima, una piccolissima isola a malapena segnata sulle mappe e parte alla volta di un viaggio concreto e interiore che mi ha coinvolta a un punto che non pensavo possibile. Chiudevo gli occhi ed ero nel tempio shintoista abbandonato che Akino scova in mezzo alla foresta. Li riaprivo e la stanza spariva, all’orizzonte il mare e le sue apparizioni estemporanee, che la gente del luogo chiama bugie.
Ci sono poi vite in cui l’esclusione dal mondo non dipende né da una scelta, né è una conseguenza della struttura della società. È il caso della storia raccontata da Giuseppe Lupo nel suo libro Gli anni del nostro incanto Gli anni del nostro incanto. Regina ha perso tutti i ricordi, tutte le connessioni tra il suo mondo interiore e la realtà. Si trova in ospedale, assistita dalla figlia Vittoria che ogni giorno le racconta un episodio della loro vita passata, unica indicazione che i medici hanno dato. Regina non mostra infatti i segni di nessuna patologia, sembra solo in stato di shock. Poche settimane prima, a casa, sfogliando una rivista, la donna aveva visto una foto ed era crollata a terra, svenuta. Ciò che rappresenta quella foto per Regina e il motivo della sua reazione estrema è magistralmente raccontato in questo romanzo dallo stile lirico ed evocativo che nel narrare due generazioni a confronto, quella del boom economico e quella degli anni di piombo, attinge a un patrimonio di cultura popolare che avvolge e coinvolge e che mi ha conquistata dalla prima all’ultima riga.

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I libri consentanei di Enrica Antonini

I miei amici

Di Emmanuel Bove | Feltrinelli, 2015

Pastorale americana

Di Philip Roth | Einaudi, 2013

Palazzo Yacoubian

Di 'Ala Al-Aswani | Feltrinelli, 2012

Le bugie del mare

Di Kaho Nashiki | Feltrinelli, 2021

Gli anni del nostro incanto

Di Giuseppe Lupo | Marsilio, 2019

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