Ahahah! Quante volte lo scriviamo o lo leggiamo nelle nostre chat?
È amichevole, rassicurante e, ammettiamolo, poco dispendioso.
Eppure, non rende la minima idea dell’effetto di una vera risata dal vivo. Una risata (spontanea, intendo) ha tantissime sfumature: può essere musicale, singhiozzata, può assomigliare a un raglio o sembrare una melodia, può andare in crescendo o scendere di tonalità, essere gutturale o stridula, rauca o squillante… Ti identifica, rivela chi sei.
La prima volta che ho sentito la risata di Camilla, circa una decina di anni fa, dovetti affacciarmi dalle scale per capire chi fosse in grado di produrre un suono del genere. Quella ragazzina delle medie – un po’ pienotta, gli occhi che disegnavano due archetti neri sul viso, il primo volume di Diario di una Schiappa in mano – aveva una risata tonante, fragorosa e ritmica. Incontenibile.
In genere chi era in sua compagnia, che fosse un genitore o un’amicizia, si ritrovava sempre a dire: "Fa’ piano, Camilla!", a volte in maniera divertita, altre come rimprovero.
Nel periodo in cui leggeva Stargirl di Spinelli, Coraline di Gaiman e i romanzi della Zannoner, mi capitò di sentirla crucciarsi per qualcuno che a scuola aveva definito inopportuno quel suo squillante sghignazzare. Più tardi, quando divorava i libri di John Green, sembrava ancora viverla come qualcosa di cui vergognarsi. Ma al tempo di Gli effetti secondari dei sogni della De Vigan, Ragazze di campagna della O'Brien e Acciaio della Avallone, non parve più un problema così grave.
Quando le capitava, la sua risata era difficile da arginare ed era decisamente contagiosa. Lei rideva e, senza che te ne accorgessi, anche a te si allargavano le labbra sul viso.
Credo che avesse in mano una copia di Niente della Teller o Acqua di mare di Simmos, quando mi chiese qualcosa per preparare il test d’ingresso a Scienze Infermieristiche. Sono passate diverse letture da allora. E un paio di giorni fa, chiedendomi La nostra furiosa amicizia di Rufi Thorpe, le è scappato detto di aver cominciato il tirocinio in ospedale.
In quel momento ho pensato alla sua risata, ho immaginato sentirla risuonare nei corridoi di qualche ospedale entrando di prepotenza nelle camere dei degenti. Magari mi sbaglio, ma ho pensato che la risata della nostra affezionata Camilla sembra sia fatta apposta per entrare in quelle stanze, alleviare il dolore, tirare su di morale, far stare meglio.
Anche se qualcuno le dirà di far piano...
Ahahah!
No, non rende affatto l’idea.
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