Pelo e contropelo

Il bello di essere Malinconico

La scrittura è frutto di un lavoro lungo e faticoso: non basta unire soggetto, predicato e complemento. Un po’ come accade a un bravo musicista. Tu senti suonare Clapton e dici "Ah, però, sembra facile", poi prendi la chitarra e ti scapezzi, come diciamo a Napoli. Perché è quella la grandezza: far apparire semplice ciò che è difficilissimo

Un aforisma sagace è un po’ come un accordo di chitarra nel blues: conciso e apparentemente elementare. Sentendolo ci viene da sorridere e improvvisamente siamo pervasi dalla presunzione che, se solo volessimo, anche noi potremmo esserne capaci capaci.
Eppure basta prendere in mano un plettro per renderci conto che c’è della genialità, in tanta semplicità

 

Le minime di Malinconico
Le minime di Malinconico Di Diego De Silva;

Se leggendo i romanzi di Malinconico ci era sembrato che alcune frasi, come i completi quattro stagioni, potessero adattarsi perfettamente alla nostra vita, avevamo ragione. Per questo le abbiamo sottolineate facendo le orecchie alla pagina. E ora potremo portarcele tutte in tasca in un unico taccuino.

L’alter ego letterario di De Silva è un uomo che è capace di inciampare da fermo, ma che compensa la propria goffaggine motoria e sociale con una straordinaria lucidità nel comprendere l’animo umano. Prova ne siano i suoi lapidari bon mot¸ finalmente raccolti in un unico volume, finendo per comporre un sagace prontuario sentimentale.

In quattordici anni di (modesta) carriera avvocatizia e cinque (formidabili) romanzi di cui è protagonista, Malinconico dona quindi al lettore la propria visione disincantata del mondo, a partire dall’amore, cinicamente descritto come “uno scambio di colpe”.
il personaggio di De Silva si bea del proprio talento nel perdere le donne, ma soffre di una pesante tara antropologica:

Malinconico è un avvocato di insuccesso, mentre l'amore ha bisogno di prospettive: se non sei mai in grado di costruire nessun orizzonte, è molto difficile che l'amore stia in piedi

Attenzione però: nelle parole di De Silva non c’è nessun giudizio di merito. Anzi, il motivo per cui il suo protagonista ha finito per essere così amato dal pubblico consiste proprio nel suo assoluto realismo: privo di pruriginosi vizi così come di particolari virtù, l’avvocato Malinconico è un uomo qualunque, e gli va benissimo così.
Al grido di “Io non mi piaccio, ma non voglio cambiare”, l’alter ego letterario di De Silva si crogiola nella consapevolezza dei propri difetti e dei propri limiti, rivendicando a gran voce il diritto di essere mediocre.

L'importante è non approfittarne:

Non deve diventare un'arma ricattatoria nei confronti degli altri. Non ha senso dire “Sono fatto così, sopportami”: no, nessuno è tenuto a sopportare nessun altro. È una cosa che tutti farebbero bene a ricordarsi

Nel corso del nostro Pelo e Contropelo ci divertiamo a testare Diego De Silva chiedendogli del meteo, della sua fortuna con il genere femminile e del suo rapporto con la psicanalisi (“la nostra generazione sembra esserne dipendente, Woody Allen lo racconta benissimo”), eppure lo scrittore sembra avere una risposta su tutto.

Si sorride, ad ascoltare la perentorietà delle sue affermazioni, eppure – come accade per tutte le frasi che hanno il sapore dell’aforisma – non si può fare a meno di intravedere, oltre tutto il limo del sarcasmo, anche il cristallino coraggio della verità.

In particolare, quando si affronta il tema della scrittura umoristica, spesso relegata ai margini della letteratura tradizionale perché apparentemente considerata meno impegnativa: “È una delle grandi magagne della nostra cultura, l'idea che far ridere sia un'attività minore o sia qualcosa di facile. In realtà non è affatto vero.”

Si pensa che se una cosa fa ridere non sia seria, come se la serietà dovesse sempre essere accompagnata da un certo senso di pesantezza... ecco, secondo me questa è una grande fregnaccia

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