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Mia e la voragine di Diana Ligorio

Svegliarsi quando si compiono undici anni è come svegliarsi il giorno prima in cui si compiono undici anni ma molto più arrabbiati. Meglio svegliarsi a undici anni e un giorno

Mia Balestra ha quasi undici anni, e, come tutte le estati che riesce a ricordare, trascorre le vacanze a Dolina, un paese sperduto dove la madre, la pediatra Alma Distante, apre il suo ambulatorio temporaneo. Alma è una madre distante, di nome e di fatto, presa dalla sua luminosa carriera, anaffettiva, ed è capace di dare risposte solo usando termini medici. Ma è anche una donna profondamente triste che cerca di compensare il vuoto lasciato dalla morte del padre di Mia, scomparso proprio lì, in quel paese.

Mia e la voragine
Mia e la voragine Di Diana Ligorio;

A Dolina, Mia non si sente a suo agio: non ha amici, le persone le sembrano troppo strane, ed è lì che suo padre è morto, anni fa. In più, c'è quella voragine sempre gorgogliante che sembra voler ingoiare tutto. Ma, per crescere e superare i suoi undici anni, Mia dovrà affrontare tutte le sue paure e le sue riserve verso il mondo.

Sì, perché la terza protagonista del romanzo è la Voragine, una gravina come ce ne sono tante in Puglia, una sorta di canyon che sta al limite del paese. La voragine non sta mai zitta, parla, si muove, ulula, gorgoglia e fa paura: può risucchiare tutto, in un attimo, oggetti, animali e persino un’intera corriera. Le giornate a Dolina sono sempre uguali e Mia non sopporta di dover dividere lo spazio intimo della sua piccola casa con i pazienti della madre che si recano lì con i propri figli in attesa delle visite. Allora vaga per il paese scrutando con occhio tagliente e ironico gli altri bambini e le persone che lo abitano.

Nasce così un mondo parallelo, fatto di creature immaginarie e fantastiche proprio dell’età infantile, ma che portano Mia con dolorosa consapevolezza verso il mondo disincantato degli adulti. La bambina, infatti, nella sua preadolescenza, avverte il peso di questa madre ingombrante e del suo ego smisurato, sempre al centro dell’attenzione anche quando cammina nella sua eterea perfezione.

La stoffa era la stessa, il mio vestito e il suo erano cuciti della stessa stoffa ma perché il mio era così? Lo stiravo con le mani e poi lo arruffavo ma l’acqua della mia stoffa non si muoveva. [..]Il suo vestito ondeggiava di qua e di là, era ampio e aveva uno strascico allungato, e il vento gonfiava il gonnone e faceva alzare le onde e la stoffa cadeva dietro e le onde si infrangevano su di me

Mia invece non cammina nemmeno bene, è affetta da zoppia, e quella gamba che a volte la porta verso strade sconosciute, la guida verso la ribellione e la libertà. Il giorno del suo undicesimo compleanno inizia con una torta sbilenca che gocciola panna sul pavimento e la consapevolezza che quella non sarà la sua festa, come si meriterebbe, ma la festa della dottoressa Distante che sarà premiata per il suo meritevole lavoro con una cerimonia pubblica. Mia geme e gorgoglia come la voragine, si sente acqua, si sente una creatura anfibia e l’istinto animale la pervade.

Scappa Mia, scappa e si lascia trascinare dalla voce della voragine che la inghiottisce.

Qui la nostra eroina, una novella Alice, si prenderà cura non del Bianconiglio ma di Rocco, un pipistrello che ha perso la madre e ha bisogno di affetto proprio come lei: nell’oscurità, nel fango e nell’umidità capirà che a volte per crescere bisogna sentire male.

Un romanzo d’esordio potentissimo, con un linguaggio capace di affascinare il giovane lettore così come il genitore, un libro sulle trasformazioni che tutti noi viviamo, sull’amore per i figli e, viceversa, per i propri difficili genitori. Non è facile mettersi nei panni di una ragazzina di undici anni, sapere ciò che pensa e come, ma la scrittura in prima persona rende il tutto molto realistico e ottiene l’effetto desiderato.

Lasciatevi trascinare nei gorghi di questo libro, perdetevi tra le sue pagine fantastiche e visionarie e amerete Mia per sempre.

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