Un tuffo nella scienza

Ecologia da banco

Illustrazione digitale di Adèle Baer, 2022

Illustrazione digitale di Adèle Baer, 2022

Prepararsi ai primi giorni di scuola è sempre stata una festa! Rivedere i compagni salutati ai primi di giugno e soprattutto preparare lo zaino, il portapenne, scegliere come foderare i libri, scrivere l’etichetta con il mio nome sopra e ovviamente… il diario! Tante piccole scelte che si possono fare con un occhio attento all’ambiente e alla sostenibilità.

Scavando nel tuo portapenne

Di cosa è fatto un pennarello? Di quattro diversi tipi di plastiche: una per il cappuccio, una per il fusto (l’involucro che tieni tra le dita quando usi il pennarello e che racchiude il colore), una per la punta e un’altra ancora per la cartuccia interna, quella spugnetta cilindrica che è intrisa di colore. Sono plastiche riciclabili? Il cappuccio e il fusto (costituiscono la maggior parte della plastica di un pennarello) sarebbero riciclabili quasi sempre, mentre la punta e la cartuccia invece no: sono stati in contatto con l’inchiostro. Ma sono recuperabili e si possono inviare al termovalorizzatore per recuperare energia invece di farli finire in una discarica di rifiuti generici.

Quindi potremmo buttare il pennarello scarico nel bidone della plastica? Purtroppo, no: le regole della raccolta differenziata in Italia ci obbligano a conferire i pennarelli, e tutti gli altri tipi di penne, nell’indifferenziato: non sono classificati come “imballaggi”. Nell’elenco delle tipologie di plastiche che possono esser avviate alla raccolta differenziata trovi il polistirolo del gelato, il vasetto dello yogurt, la bottiglia dell’acqua, il flacone dello shampoo… ma non la custodia degli occhiali, la tazza di plastica usata in campeggio o un bottone del cappotto e i pennarelli, appunto.

Il motivo prevalente è tecnico. Questi oggetti sono “poliaccoppiati”, come li chiamano in gergo, che significa che nello stesso oggetto almeno 3 o 4 materiali diversi sono incastrati e appiccicati l’uno nell’altro, senza possibilità di separarli più. Ciascuno di questi materiali potrebbe esser recuperato e riciclato separatamente (le plastiche, i metalli, il tessuto, una parte di gomma o in vetro…) ma è proprio la costruzione dell’oggetto stesso che lo impedisce.

Sosteniamo la sostenibilità

Anche la scelta di come riempire il tuo portapenne diventa, quindi, una questione ambientale, richiamata pure dall’Agenda 2030 che con il Goal numero 12 (“Garantire modelli sostenibili di produzione e consumo”) chiede proprio al mondo industriale di evitare lo spreco di materie prime e di ridurre i rifiuti. Come? Progettando in modo diverso gli oggetti, immaginando da subito che quell’oggetto quando non funzionerà più dovrà esser facilmente riusato: una penna ricaricabile, o la cerniera e i bottoni di un abito logoro e lacero che possono esser usati per un nuovo vestito.

ATTENTI AGLI EVIDENZIATORI

E tu cosa puoi fare? Intanto puoi scegliere in modo più attento. Per esempio, preferendo le matite di legno, nere o colorate, o le micro-mina o tornando alle “vecchie” penne stilografiche. Sono quasi sempre di metallo o di plastica durevole (io uso ancora quella che mi hanno regalato in seconda elementare, nel 1976!). La cartuccia vuota è l’unico pezzettino di plastica che si butta via, ma ci sono anche penne con il serbatoio interno che si può ricaricare attingendo a una boccetta di inchiostro (del colore che vuoi tu!). Dunque, non sono usa e getta, come tutte le altre penne. Anche nella scelta dei pennarelli si può fare attenzione scegliendo le aziende che usano plastiche riciclate o che vendono anche i singoli pennarelli, sfusi, quando solo qualche colore si è esaurito e non si deve comprare la scatola intera.

Nel tuo portapenne ci potrebbero esser evidenziatori o penne fluorescenti. Sono bellissime e hanno dei colori veramente divertenti da usare. Come funzionano? Vernici, inchiostri, tinte per tessuti sono capaci di colorare un oggetto di una sostanza che, quando viene colpita dalla luce (quella parte di onde elettromagnetiche che noi chiamiamo luce visibile) è capace di assorbire tutte le lunghezze d’onda tranne una: il colore che l’occhio alla fine percepisce e il cervello ha imparato a chiamare rosso, verde, arancio, blu…Fluorescenza vuole dire che accanto alla tradizionale capacità di riflettere la luce e così apparire di un preciso colore, una vernice è capace di raddoppiare il modo di riflettere i raggi del Sole o di una lampadina. Si ottiene la sovrapposizione abbinata di due colori ed ecco l’effetto fluorescente.

Gli evidenziatori e i pennarelli fluorescenti sono dunque più complessi, chimicamente parlando, di un normale pennarello e se la cartuccia con l’inchiostro viene dispersa nell’ambiente provocano un maggiore inquinamento di acqua o suolo. Si dovrebbero usare il meno possibile e cercare quei prodotti che sono certificati come rispettosi dell’ambiente.

Per rendere un colore più sgargiante un’altra tecnica è inserire i glitter, minuscoli frammenti mescolati nella vernice (ma anche nei rossetti o in altri cosmetici e prodotti di bellezza) che rendono più scintillante l’effetto finale. I glitter sono fatti con PET, ovvero la stessa plastica usata per le bottiglie di acqua. Una plastica resistentissima, ahimè protagonista dell’allarme microplastiche nei mari. Il glitter è praticamente una microplastica già pronta a finire nell’oceano (nessun filtro nelle tubature dell’acqua al momento riesce a trattenerla), danneggiando la vita di molte specie marine.

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