Patty Pravo, una vita di canzoni indimenticabili

Una delle sue canzoni più famose e che la consacrarono definitivamente all’olimpo della musica è La bambola. Ma Patty Pravo, quella, la detestava proprio. Se la fece andare bene solo perché capiva che il successo era lì, dietro l’angolo, e se voleva portar fuori le sue idee, le più rivoluzionarie, le meno canoniche, doveva sopportare un testo che la voleva invece in balia dell’uomo, abbandonata a qualcun altro che non fosse lei.

Poi, però, Patty Pravo, in quello stesso 1968, esplode in tutta la sua ribellione, trasgressione, indipendenza – in tutta quella bellezza che conosciamo bene. Icona del beat, era l’incarnazione perfetta della donna libera che il ’68 voleva promuovere. Veste alla moda, si dichiara a favore dell’aborto e del divorzio, scandalizza i benpensanti con una sensualità spinta e ostentata: Patty Pravo è la trasgressione, la ragazza del Piper che è riuscita, nonostante un Paese bigotto che ha provato più volte a censurarla, a emergere.

Nata Nicoletta Strambelli nel 1948, vive la sua infanzia a Venezia, soprattutto nella casa dei nonni, dove impara a suonare il piano e a danzare. Nel ’62, dopo un breve soggiorno londinese, si trasferisce a Roma, dove comincia a farsi notare: è al Piper club, uno dei locali romani più in degli anni sessanta, che Alberigo Crocetta, talent scout discografico, la nota e comincia a farla lavorare nel mondo della musica. Nicoletta diventa La ragazza del Piper, ma poi sceglie lei, e si trasforma in Patty Pravo – il cognome, preso da un verso dantesco.

Nel ’66, per l’etichetta discografica ARC, incide Ragazzo triste, che la porta in televisione: si presenta davanti alle telecamere con uno smoking nero elegantissimo, e da uomo. Scandalo, ma il successo è immediato e planetario, e l’ascesa comincia. Dopo appena quattro anni, Patty Pravo si reinventa passando da una musica legata al rock a una più melodica, seguendo i consigli dell’astrologa e guida spirituale Linda Wolf. Nel 1970 canta al Festival di Sanremo La spada nel cuore insieme a Little Tony e incide Per te, scritta per lei da Lucio Battisti.

Il suo ingresso nel mondo della musica leggera è acclamato da tutti, e Patty Pravo passa dalla provocazione a uno chignon biondo che la fa somigliare a una delle ballerine classiche che studiava da bambina.  

Lo spirito ribelle non l’abbandona, però, riuscendo a cavalcare due onde che appaiono inconciliabili, eppure trovavano in lei lo stesso punto di riferimento. Negli anni ottanta, bersagliata dalla stampa che la voleva rovinata da debiti e droghe, si ritira negli Stati Uniti dove ritroverà la provocazione posando per Playboy e Penthouse. E quando tornò in Italia, grande entusiasmo perché tutti la davano per finita, schiacciata dagli scandali, partecipò ad altri nove Festival di Sanremo, in vetta alle classifiche e apprezzata dall’intero panorama musicale italiano e internazionale.

Una diva riesce a stupirci con la sua esibizione ancora nel 2019 sul palco dell’Ariston con Un po’ come la vita in coppia con Briga. Quella di Patty Pravo è stata – ed è – una vita così pazza, stupenda e iconica che sembra uscita da una canzone, una delle sue.