Sotto le copertine

Un'orma profonda dieci anni. Storia di una casa editrice 

Corre l’anno 2011 quando Lorenzo Flabbi e Marco Federici Solari, traduttori e studiosi di letteratura comparata, decidono di dar vita alla casa editrice L’Orma, che pubblicherà i suoi primi titoli nel 2012. A dieci anni da quel momento, Marco Federici Solari ci racconta come un laboratorio di esperimenti editoriali “senza attrito” immaginati in un salotto di Berlino si è trasformato in un catalogo di classici contemporanei – e non solo –  fra i più interessanti.

Beatrice Carvisiglia, Delphine Ménage, Elena Vozzi, Marco Federici Solari, Lorenzo Flabbi, Nicolò Petruzzella, Massimiliano Borelli

Quest’anno l’Orma compie 10 anni, è inevitabile cominciare chiedendovi un piccolo bilancio. Era più o meno qui che vi immaginavate di essere nel 2022?

Il bilancio è decisamente positivo e contemporaneamente sorprendente.
Positivo perché ci sembra – e parlo a nome anche di Lorenzo Flabbi, l’altra faccia del “mostro bicefalo” che formiamo in quanto coeditori dell’Orma – che sia stato riconosciuto e apprezzato il lavoro che abbiamo iniziato a delineare dieci anni fa.
Non possiamo che dirci soddisfatti per le dimensioni e il peso culturale che, ci sembra, L’Orma è arrivata ad assumere.
È accaduto anche piuttosto rapidamente, grazie ad alcune precise scelte editoriali e impostazioni.
È un bel segnale, constatare che un certo tipo di lavoro trova il suo pubblico e una classe dirigente intellettuale che lo riconosce.

...ma avevate le idee chiare sin dall'inizio, rispetto ai libri che avreste voluto pubblicare?

La fisionomia della casa editrice era fin dall’inizio molto chiara: volevamo pubblicare “classici contemporanei” di letteratura francese e tedesca, i nostri rispettivi ambiti di specializzazione in quanto comparatisti e traduttori. Ci sembrava che queste due culture, benché importantissime, fossero sottorappresentate nell’editoria italiana, tanto più considerando il peso demografico e geografico e la profondità storica dell’area. Eravamo allora – lo siamo ancora, in realtà – nell’epoca della grande presenza culturale angloamericana, ma per noi era evidente che quei due bacini culturali, così vivaci e influenti ci riguardavano sempre più direttamente.
Il progetto era quindi chiaramente segnato da una forte dichiarazione di principio europeista, elemento che in dieci anni non ha fatto che aumentare.

L' evento
L' evento Di Annie Ernaux;

Narrando la cronistoria di un avvenimento doloroso ma anche umanamente e politicamente trasformativo, Ernaux innalza la sua voce esattissima, e per questo irrefutabile, contro i silenzi, i ricatti e le ipocrisie delle istituzioni e delle coscienze, e ci disvela un episodio rimosso del suo grande affresco autobiografico.

I giorni e gli anni (20 dicembre 1967-19 aprile 1968)

In questo secondo volume de "I giorni e gli anni", l'assolo della fantomatica madre di Gesine, figura ambigua ed esemplare del destino di un'intera generazione, si fa largo tra le voci della calibrata miriade di personaggi di Johnson. Nelle loro gesta pubbliche e private si riflettono gli avvenimenti del Vietnam in guerra, della Cecoslovacchia in rivolta, degli Stati Uniti in ebollizione.

...e qual è l’aspetto sorprendente cui accennavi?

Fin da subito la nostra è stata una diarchia – a decidere era sempre un “noi”. Questa diarchia si è allargata fino a formare una comunità sempre più articolata di persone, e insieme, in modo quasi inconscio, abbiamo sviluppato alcune linee di ricerca: la memoria, ad esempio, che a partire da Annie Ernaux è diventata un tema portante, o le grandi figure paterne. Sono in parte constatazioni ex-post: a un certo punto ci siamo accorti che i libri e gli autori che avevamo scelto ci avevano portati in alcune direzioni che non avevamo previsto quando nel 2011 stavamo disegnando il progetto della casa editrice.

Proprio nel 2011, tra l’altro, sull’editoria si abbatte una crisi piuttosto acuta…

Non vorrei sembrare uno che vede solo il bicchiere mezzo pieno, ma in un certo senso siamo stati fortunati.
La crisi ha portato un maggior equilibrio in alcuni ambiti del mercato, e ha reso possibile, per esempio, che fossimo fin da subito distribuiti su tutto il territorio – un elemento fondamentale nei rapporti con gli editori stranieri, con cui ci siamo interfacciati in modo autorevole anche perché potevamo garantire ad autori di un certo calibro la visibilità che meritavano. Quegli anni di crisi sono anche serviti a far emergere il valore dei libri long-seller e dell’investimento sul catalogo, e anche questo è stato positivo per noi.

L’Orma nasce dall’incontro di due studiosi e traduttori, rispettivamente di letteratura francese e tedesca, che a un certo punto hanno deciso di diventare editori. Ci racconti un po’ meglio come è andata?

Lorenzo e io ci siamo conosciuti più di vent’anni fa al dottorato di letterature comparate di Siena. Per qualche anno abbiamo preso strade diverse, lui ha lavorato tanto con l’università, tra Bologna e Parigi, poi a Limoges come docente di traduttologia. Io, oltre a qualche collaborazione, dopo il dottorato per un lungo periodo ho fatto invece il libraio in una libreria che ho ancora, qui a Roma.
Per una serie di vicissitudini e scelte esistenziali, un’estate di poco più di dieci anni fa ci siamo ritrovati a Berlino. Era una città estremamente vivace – capitale del paese più ricco d’Europa e al contempo città più economica dell’Europa occidentale – che offriva opportunità, agio del vivere e grande mobilità. La nostra vacanza si è trasformata nella decisione di rimanere a Berlino per fare ricerca – io scrivevo un libro su Friedrich Schlegel, Lorenzo sul pessimismo francese. La nostra è diventata una casa aperta, frequentata da gente interessante e abitata da tante intense conversazioni. Il sodalizio mio e di Lorenzo, che già esisteva da tempo, in quei mesi subisce una vera accelerazione: lavoriamo insieme, fra le altre cose, a una collana di letterature comparate per l’editore Le Lettere, e quella diventa per noi una sorta di prova generale di lavoro redazionale nella sua forma più articolata. Il tutto calato nell’atmosfera vivace di una comunità estremamente fertile. Un secolo prima avremmo fondato una rivista: nel 2011 è stato naturale pensarla nella forma di una casa editrice in cui far confluire le nostre storie e competenze. Alla fine la decisione definitiva l’abbiamo presa a Milano, il giorno della vittoria di Pisapia: c’era una sensazione di rinascita, un ulteriore segnale che abbiamo voluto interpretare a nostro favore.

Annie Ernaux

Fra gli autori “cardine” che fin da subito vi immaginavate di avere in catalogo figuravano Annie Ernaux e Uwe Johnson, a cui si è aggiunto un grande progetto di collana, la Hoffmanniana. Quali altri autori considerate oggi identitari per la casa editrice?

Sì, nella nostra prima lista, stilata senza nemmeno porci il problema della loro disponibilità sul mercato, figuravano Annie Ernaux e Uwe Johnson, che con grande piacere abbiamo scoperto essere ancora sostanzialmente inediti in Italia – anzi, le rispettive case editrici di questi grandissimi autori erano molto contente di trovare una collocazione anche da noi. Su Hoffmann farei un discorso a parte: volevamo un classico da pubblicare con tutta la competenza necessaria a livello di apparati critici, comunicando il senso di un’operazione di lungo respiro.
È un tipo di progetto che vorremmo dedicare anche a un autore francese e un italiano, ma che per vari motivi non abbiamo ancora avviato.

A livello più generale, fra gli autori che ci sentiamo di segnalare in modo particolare c’è sicuramente Bernard Quiriny, autore belga che vive in Francia e il cui prossimo titolo uscirà a novembre: con il suo tratto umoristico, metaletterario e un po’ borgesiano richiama un altro nostro elemento caratterizzante, che vede la letteratura sia come fonte di puro divertimento che come proposta di alternativa alla vita.

Rispecchia bene la nostra identità anche l’antologia di scritti inediti di Simone De Beauvoir, La femminilità è una trappola, che fa emergere l’impulso femminista della casa editrice, a lungo dormiente ma che rientra nella nostra vocazione politica a livello generale.

Anche su Bertolt Brecht stiamo facendo un lavoro ampio pubblicandone tutta la prosa, dando voce non solo alla sua dimensione politica ma anche a quella più umoristica e satirica, decisamente meno nota ai lettori italiani: i suoi Dialoghi di profughi, che abbiamo pubblicato da poco, riportano in esergo una citazione da P.G. Wodehouse, il che risulta piuttosto inaspettato.       

Automi, bambole e fantasmi
Automi, bambole e fantasmi Di Ernst T. A. Hoffmann;

E.T.A. Hoffmann: per Baudelaire era l'autore del «comico assoluto», per Walter Scott più che di un critico, avrebbe avuto bisogno di uno psichiatra, per Goethe i suoi spettri facevano troppa paura, mentre per Freud era il maestro del «perturbante». Pareri discordi di fronte a uno scrittore originalissimo, capace di far affiorare regioni inesplorate della fantasia.

Dialoghi di profughi
Dialoghi di profughi Di Bertolt Brecht;

Dopo oltre quarant'anni di assenza dalle librerie, i "Dialoghi di profughi" tornano in una nuova edizione per la prima volta integrale, arricchita di un intero capitolo e altri passaggi inediti.

Vite coniugali
Vite coniugali Di Bernard Quiriny;

Bernard Quiriny affonda la penna nell'inchiostro dell'assurdo e traccia un esilarante bestiario borghese, nel quale le contraddizioni di una contemporaneità spesso inospitale si mescolano ai sempiterni paradossi dell'amore e della convivenza.

Marco Federici Solari

Veniamo a un altro “pilastro” della casa editrice, i “pacchetti”. I primi  sono del 2012, anche questa è un’idea della prima ora?

Assolutamente sì. Siamo partiti con due idee fondative: la collana Kreuzville e i pacchetti.
Abbiamo cercato, come si fa con gli esperimenti in laboratorio, di pensarle “senza attrito”, nella maniera più libera possibile, ma avendo ben presente la grande sfida di un editore che si affaccia per la prima volta sul mercato: oltrepassare la soglia della libreria. Una possibilità che si è poi appunto concretizzata con i “pacchetti”, era lavorare sui classici, presentandoli in una veste insolita. L’esercizio spirituale è stato pensare i libri come non li avessimo mai visti. Dopo una serie di idee improbabili i nostri pensieri hanno iniziato a convergere sull’universo epistolare: quindi libri da spedire per posta, in formato piccolo e facilmente collocabile alla cassa – il sogno di ogni editore.
Il contenuto doveva essere in linea con il contenente, ma proprio perché si trattava di autori-icona abbiamo voluto rovesciare la verità ricevuta. Un esempio su tutti è Leopardi, di cui abbiamo pubblicato Con pieno spargimento di cuore. Lettere sulla felicità, giocando sulla sua immagine di grande pessimista.

La collana è piaciuta subito, e proprio in occasione dell’anniversario la stiamo rilanciando con un bellissimo espositore in legno. E due anni fa abbiamo iniziato a pubblicarli anche in Francia: i primi volumi sono usciti in pieno lockdown ma sono stati sostenuti benissimo dai librai, e siamo molto felici di avere un piede anche nell’editoria francese.

Con pieno spargimento di cuore. Lettere sulla felicità

In una solitudine piena di amici, Giacomo Leopardi (1798-1837) si dimostra, nel suo variegato epistolario, generosissimo e ardente, tenero con i fratelli e i nipoti, ostinato e indomito contro le avversità. Confessando un'inesausta sete di gloria e di libertà, scrive, lucido e appassionato, del conforto che gli uomini si devono vicendevolmente. Non sfortunato amante della morte, ma uomo dall'infinito e inappagabile desiderio di vita.

Con la nascita della casa editrice non avete smesso di tradurre. Posso chiederti come dividi il tuo tempo, quali “regole” vi siete dati, se ve le siete date? Non dev’essere sempre facile conciliare le due identità.  

No, infatti. Pensa che Lorenzo ha anche continuato a lungo tradurre per altre case editrici: era la voce italiana di Salman Rushdie e in parte di Agatha Christie, non era facile abbandonarli... Comunque nelle giornate buone, in realtà è proprio il lato positivo di questo mestiere, che così diventa molto vario: al mattino traduci, al pomeriggio ti occupi di questioni di marketing o parli con il grafico, vai in magazzino.
Certo, non è sempre così facile, però la divisione non è nemmeno troppo rigida. La traduzione è al centro del nostro progetto editoriale, l’approfondimento teorico sull’argomento è nelle nostre corde da sempre. Al netto dei momenti di necessaria solitudine che la traduzione richiede, si è creata da noi una dimensione di “officina traduttoria”, lavoriamo tenendo presenti quali possano essere le obiezioni, i commenti e i contributi dei colleghi. Il lavoro è quindi frequentemente interrotto da confronti di questo tipo, anche nella primissima fase.
Questo non toglie la responsabilità del traduttore, ma è un elemento interessante perché ti fa capire che non sei chiuso al mondo, stai traducendo dentro all’idea di traduzione propria della casa editrice. È quindi una solitudine molto rumorosa, per dirla con Hrabal.
Poi certo, la questione del tempo è sempre problematica, questo è innegabile.  

Come comincia e come finisce la tua giornata lavorativa? 

Comincia sempre con una passeggiata, ho il privilegio di poter andare a piedi in casa editrice.
Mentre cammino faccio qualche telefonata di lavoro, oppure, se vengo insieme a Lorenzo – per non farci mancare niente abitiamo anche a 200 metri di distanza – ne approfittiamo per fare il punto, in un dialogo costante in cui vita privata e vita professionale spesso si toccano e si confondono. Finisce molto tardi, dopo la giornata in casa editrice spesso si prosegue a cena, continuando a chiacchierare fino al bicchiere della staffa.

Se non lavorassi nel mondo dei libri cosa faresti?

Oltre alla traduzione, in passato ho lavorato all’università e ho fatto il libraio.
Mi è anche capitato, ma è durato solo per un anno, di fare l’insegnante, e devo dire che mi è molto piaciuto. Però non mi sono mai allontanato troppo, dal mondo dei libri. Lorenzo invece è stato molto indeciso, l’altra carriera che lo ha a lungo tentato è stata quella dell’astrofisico.

Ricordi con quali letture è nata la passione per la letteratura? E in particolare per la letteratura tedesca?

Il primo libro letto tutto d’un fiato – ricordo la sensazione di orgoglio per “averlo letto tutto da solo” –  è stato Alice nel Paese delle Meraviglie. Avevo più o meno a dieci anni. Con l’adolescenza e i primi turbamenti, a parte Dostoevskij, ci sono stati La stanza di Jacob di Virginia Woolf e Il potere e la gloria di Graham Greene. Libri in cui la questione esistenziale è centrale, che ho incontrato nel momento giusto e che mi hanno fatto capire che i libri potevano essere questione di vita o di morte. E poi è arrivato l’autore che mi avrebbe accompagnato per tutta la vita e che è corresponsabile della mia carriera di germanista: Kafka. È stato per leggere Kafka in lingua originale che ho iniziato a studiare il tedesco.    

Tornando ai 10 anni della casa editrice, ci sono iniziative particolari in programma? O novità in arrivo in libreria che sono state pensate anche in vista dell’anniversario?

I festeggiamenti sono iniziati al Salone del libro insieme ad Annie Ernaux e proseguono fino alla fine dell’anno.
Ci sarà sicuramente una festa in casa editrice a ottobre, dopo tanto tempo in cui non è stato possibile farle. Come dicevo, è in libreria un espositore in legno per i pacchetti di cui faremo una seconda distribuzione in autunno. Dal 15 ottobre al 15 novembre ci sarà la nostra prima campagna promozionale, con uno sconto del 20%. E in libreria arrivano il nuovo libro di Bernard Quiriny e l’ultimo libro di Annie Ernaux. Non era inizialmente previsto per quest’anno, ma visto anche il successo straordinario che ha avuto in Francia, ci è sembrato giusto pubblicarlo in occasione del nostro decennale.   

Cosa stai leggendo in questo momento? Ci sono dischi o film che vorresti consigliare ai lettori di Maremosso?

In questo momento sto leggendo W o Il ricordo d’infanzia di Georges Perec. È un libro particolarissimo e molto commovente sulla Shoah, che riesce a tenere in un equilibrio sorprendente molti piani diversi. Quando recentemente è morto Jean-Louis Trintignant ho rivisto con grande piacere Il Sorpasso. Musicalmente mi piace segnalare i Pixies che ho riascoltato da poco, e per dar voce a un’anima francofona della casa editrice oltre che a una passione condivisa con Lorenzo consiglio, sempre e comunque, tutta la produzione della grande cantante francese Barbara.    

Lorenzo Flabbi

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