Quanto più i tempi sono duri, tanto più è il soggetto che conta, è la persona che conta
Leggeva Leopardi guardando la luna, seduto alla scrivania di legno, un po' come aveva fatto il poeta nella vecchia e polverosa biblioteca di Recanati. E leggendo Leopardi riscopriva se stesso e antiche scritture. Cara beltà, che amore lunge m'inspiri...
Luigi Giovanni Giussani nasce il 15 ottobre 1922, a Desio, un comune della Brianza a nord di Milano. Figlio di un disegnatore e intagliatore, Beniamino, e di un'operaia tessile, Angelina Gelosa, entra in seminario a undici anni. È l'inizio di un lungo cammino.
A Leopardi si appassionerà durante gli anni del liceo, per via di quella voce che sembrava così potente da oscurare tutte le altre. E questa passione per il poeta recanatese si traduce nella voglia di imparare tutte le sue poesie a memoria. Poi, l'epifania: è durante una lezione sul prologo del Vangelo di Giovanni che a sedici anni Luigi scopre una chiave di lettura del tutto nuova e Leopardi diventa il compagno più suggestivo del suo itinerario religioso.
In quell'istante pensai come quella di Leopardi fosse, milleottocento anni dopo, una mendicanza di quell'avvenimento che era già accaduto, di cui san Giovanni dava l'annuncio: “Il Verbo si è fatto carne”
Arriva poi il momento di stendersi a terra di fronte a Dio e diventare sacerdote. Ma l'ordinazione non lo porterà in Chiesa, lo lascerà in seminario a continuare gli studi. Luigi, ora Don, insegnerà.
Laurea, poi dottorato conseguito nel 1954 con una tesi su Il senso cristiano dell'uomo secondo Reinhold Niebuhr. Sembra un percorso senza crepe quello di Giussani nel cattolicesimo italiano, eppure la sua sensibilità, la sua passione gli mostrano qualcosa che non va: il divorzio tra fede e vita, la tradizione che cozza con la mentalità presente, la morale che si è ridotta a puro moralismo.
Studiare non basta più, bisogna intervenire per chiudere queste crepe. A partire dal 1954 Luigi Giussani entra al Liceo classico Berchet di Milano e ci rimarrà fino al 1967. Qui comunica con i giovani, li scruta, ma soprattutto li conosce.
Nascono in lui e nel suo insegnamento i temi che lo accompagneranno durante tutto il suo itinerario umano, ma anche e soprattutto di educatore: il senso religioso, la ragionevolezza della fede, l'ipotesi e la realtà della Rivelazione, la pedagogia di Cristo nel rivelarsi, la natura della Chiesa come continuità della presenza di Cristo nella storia fino a oggi.
Sono gli anni della Gioventù Studentesca, l'inizio della storia di Comunione e Liberazione.
Dal liceo Don Giussani passa poi alla Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dove rimarrà fino al 1990. Da questa esperienza di insegnamento nascerà tra il 1986 e il 1992 il PerCorso, una serie di tre volumi (Il senso religioso, All'origine della pretesa cristiana, Perché la Chiesa) sintesi degli anni a Milano.
Il Movimento permea tutti gli ambiti seguendo la dinamicità di Don Giussani. Entra a scuola, all'università, nelle parrocchie, in fabbrica, nei luoghi di lavoro, spesso scontrandosi con ambienti non affini. Ma questa tumultuosa e travolgente crescita di CL è rischiosa e Giussani non smette di ricordare la sua "vera natura": esperienza di cammino nella fede.
I ferventi anni Settanta sono quelli in cui il fondatore di CL mette a frutto le riflessioni sulla sua ventennale esperienza di educatore, pubblicando Il rischio educativo. Sarà questo uno dei suoi libri più letti e tradotti.
La vera educazione dev'essere un'educazione alla critica
Sono anche gli anni del rapporto con Karol Wojtyła, già conosciuto in Polonia e ora Papa. Ed è proprio da Giovanni Paolo II che arriverà un caldo invito: andare in tutto il mondo. Il Movimento si diffonde allora in Europa, America Latina e Stati Uniti.
Iniziano poi gli anni Novanta, gli anni dei primi segni della malattia, ma anche espressione di una grande creatività. Riconoscere Cristo, Il tempo e il tempio, È, se opera, meditazioni incentrate sui temi dell'avvenimento cristiano e del mistero di Dio.
Non solo non ho mai inteso "fondare" niente, ma ritengo che il genio del movimento che ho visto nascere sia di avere sentito l'urgenza di proclamare la necessità di ritornare agli aspetti elementari del cristianesimo, vale a dire la passione del fatto cristiano come tale nei suoi elementi originali, e basta
Queste sono le parole con cui Don Giussani conclude lo scambio epistolare con Papa Wojtyła, tra il 2002 e il 2004. Poco dopo, nel 2005, morirà nella sua abitazione di Milano.
Ancora oggi la figura di Don Giussani è ricordata con affetto e stima da molti che, come lui amava, coltivano ogni giorno la dimensione dell'incontro.
Di
| Rizzoli, 2022Di
| Rizzoli, 2021Di
| Rizzoli, 2021Di
| Rizzoli, 2004Di
| Rizzoli, 2012Gli altri approfondimenti
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