Con l'avvicinarsi dei 700 anni dalla morte di Dante, caduti il 13 settembre 2021, il 25 marzo del 2020 è stato istituito il Dantedì, la giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri. La data è simbolica, in quanto indicata dagli studiosi come l'inizio del viaggio del sommo Poeta dei meandri dell'Inferno, e diventa l'occasione per celebrarne i versi in tutta la penisola.
[…] Dante dev’essere morto nelle prime ore della notte fra il 13 e il 14 settembre. Quella notte, il profeta andò a scoprire se quanto aveva immaginato in tutti quegli anni era vero.
Così, nel suo libro Dante (Laterza, 2020), la penna autorevolissima dello storico Alessandro Barbero racconta la morte del padre della lingua italiana nato a Firenze nel maggio 1265 e morto a Ravenna, suo luogo d’esilio, nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1321.
Barbero ricostruisce la vita tanto turbolenta quanto lacunosa del Poeta in una appassionata biografia che indaga approfonditamente le fonti e restituisce il ritratto di Dante come uomo del Medioevo “immerso nel suo tempo”.
Il genio creatore della Divina Commedia visto per la prima volta come uomo del suo tempo di cui condivide valori e mentalità. Alessandro Barbero ne disegna un ritratto a tutto tondo, avvicinando il lettore alle consuetudini, ai costumi e alla politica di una delle più affascinanti epoche della storia: il Medioevo.
In Dante, l’Italia ha riconosciuto il suo Sommo Poeta, poeta nazionale per eccellenza, padre della sua civiltà, la cui opera ha accompagnato tutte le tappe della nostra storia e, ancora oggi, acquista ogni giorno in ampiezza e in profondità.
Dalla rivelazione e dall’esaltazione di Beatrice, apparsagli in una “mirabile visione” nella Vita Nova alla vasta concezione dottrinale e poetica della Commedia, “’l poema sacro al quale ha posto mano e cielo e terra”, nella sua opera Dante assomma la civiltà del Medioevo. E, così come il “folle volo” di Ulisse, eroe dal multiforme ingegno, nel canto XXVI dell’Inferno, anche l’Alighieri intraprende con energia ed entusiasmo un viaggio attraverso tutta la realtà, senza selezioni ed esclusioni, restituendo al lettore un’immagine altrettanto multiforme del mondo, permeata sia della religiosità medievale sia di potente vivezza narrativa e stilistica.
Dante, uomo dalle forti passioni politiche ma anche di estremo rigore morale, sa che il suo compito, giunto alla fine del viaggio di espiazione attraverso i tre regni ultraterreni della Divina Commedia, consiste nel mettere in atto tutta la propria sapienza retorica al fine di dare forma poetica, nella finzione letteraria, a quel pochissimo che ricorda dell’esperienza della mistica contemplazione di Dio, visione folgorante, totale e ineffabile dell’essenza divina. Proprio l’amore di Dio che tutto muove, compresi il sole e le altre stelle, aveva consentito che il desiderio di conoscenza del poeta coincidesse con la sua volontà.
La missione profetica che investe Dante procede con un’andatura mutevole e fantastica attraverso i tre regni dell’oltretomba, Inferno, Purgatorio e Paradiso, in cui l’afflato poetico solennemente impresso nel racconto si insinua tra i simboli e le allegorie e assume l’aspetto di una rivelazione straordinaria e intensamente vissuta, mai di una faticosa e tutta intellettuale architettura di simboli. Via via per le tre cantiche, dalla voragine conica e disperata dell’Inferno e dai drammi di Francesca, Farinata, Ulisse e del conte Ugolino, dall’atmosfera malinconica e delicatamente spirituale del Purgatorio di Stazio, Forese e Matelda alla sublime ed entusiastica atmosfera del Paradiso emergono la varietà e la mutevolezza di sentimenti, di impulsi – etici e politici - , di intonazioni stilistiche che rendono la Commedia un capolavoro di poesia al di là di ogni limite di tempo e rivolto agli esseri umani di tutte le età e di tutte le patrie.
Il rilievo della personalità poetica di Dante, il suo genio in ogni tempo meraviglioso e raro, ha lasciato e continua a lasciare stupiti, quasi intimoriti, per la grandezza del grande capolavoro e monumento letterario che è la Commedia: una volta riuscito a penetrare nell’universo dantesco, il lettore partecipa della cultura e della civiltà della fine del XIII e dei primi del XIV secolo, che vede prorompere e affermarsi a poco a poco i germi di una civiltà più nuova e aperta, compiendo egli stesso un’esperienza mirabile di intensa forza artistica e rappresentativa.
Sapienza teologica e umani contrasti, aneliti trascendentali e attenzione agli eventi politici non contrastano, nell’intera opera dantesca, con il grande amore della letteratura e della lingua nuova.
Il Sommo Poeta e la sua Commedia hanno resistito al tempus edax rerum, il tempo divoratore di tutte le cose, e quello che Jorge Luis Borges definì “il più bel libro della letteratura mondiale”, aggiungendo: “è un libro che tutti dobbiamo leggere”, rappresenta un’avventura dell’anima, dello spirito e dell’intelletto che ancora oggi insegna e stimola la curiosità, invitandoci ad alzare le vele a correr insieme miglior acque, perché “non farlo, significa privarci del dono più grande che la letteratura possa offrirci”.
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