Sapore di sala

50 anni senza Bruce Lee

© MYmovies.it

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Sono esattamente 50 anni dalla scomparsa di quello che è considerato il più influente artista marziale di tutti i tempi, nonché l’attore che ha presentato al mondo, in un modo unico, le arti marziali cinesi rendendole attrattive a qualsiasi tipo di pubblico.
Questo è stato Bruce Lee che, nonostante la prematura scomparsa all’età di 32 anni, ha influito nel cinema (e non solo) a tal punto da essere ricordato e celebrato ancora oggi, a distanza di così tanto tempo.

Un mito mai davvero dimenticato in grado di influenzare profondamente i film di arti marziali di Hong Kong che, fino ad allora, avevano mostrato più un senso teatrale che realistico delle scene. E un mito attorno al quale, a distanza di 50 anni, continuano a esserci ombre e misteri relativamente alla sua scomparsa.

Ma andiamo con ordine.

Penultimo di cinque figli, Bruce Lee nasce nella Chinatown di San Francisco nel 1940. Fin da piccolo affascinato dalle arti marziali, anche “grazie” al suo carattere esuberante, Lee si iscrive a una prestigiosa scuola per poter studiare meglio le varie tecniche. Uno studio che non abbandona mai, ma che prosegue anche una volta spostatosi in America.

Questa sua propensione alle arti marziali è ciò che lo fa avvicinare al mondo dello spettacolo perché, proprio per le sue abilità, viene notato e scritturato per alcuni ruoli, fino a quello da protagonista che arriva nel 1971 con il film Il furore della Cina colpisce ancora e l’anno successivo con Dalla Cina con furore. Così salì alla ribalta colui che ancora oggi è considerato una leggenda delle arti marziali.

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Shanghai, 1908: in città si fronteggiano due centri di addestramento di kung fu, uno cinese e l’altro giapponese. Quando il maestro della scuola cinese viene ucciso dai rivali, la vendetta del suo discepolo Bruce Lee sarà implacabile.

Purtroppo la sua è stata una carriera piuttosto breve, anche se con alcune opere postume che, grazie a materiale d’archivio e diversi stratagemmi, lo hanno riportato sullo schermo.

Una morte, quella di Bruce Lee, avvenuta il 20 luglio 1973 che ancora oggi è ampiamente dibattuta e che solo da alcuni mesi ha trovato, forse, una spiegazione.

Tutto ha avuto inizio nel maggio 1973 quando, durante una sessione di doppiaggio del film I 3 dell’Operazione Drago, l’attore fu colto da un improvviso attacco di vomito, febbre e convulsioni. Una volta in ospedale i medici scoprirono un edema cerebrale.
A distanza di due mesi, a seguito di una forte emicrania e della somministrazione di alcuni farmaci, Bruce Lee si addormentò senza mai più svegliarsi.

Tra congetture, ipotesi e tanti dubbi, sembra che finalmente, a distanza di 50 anni da quella improvvisa e tragica scomparsa, la verità sia venuta a galla. Sulla base di un nuovo e recente studio condotto da medici spagnoli e pubblicato sul Clinical Kidney Journal, la causa della morte di Bruce Lee sarebbe stata l’incapacità dei reni di espellere l’acqua in eccesso.
Un malfunzionamento, quindi, dei reni che, sommato a una particolare dieta, pressoché liquida, condotta dall’attore, lo ha portato alla prematura scomparsa.

Nonostante questo e nonostante i pochi anni in cui ha potuto cimentarsi davvero, ad alti livelli, con il cinema, ha lasciato un segno ormai indelebile. Non tanto per le sue apparizioni da giovanissimo in diversi titoli orientali, soprattutto diretto da Kim Chu e Ji Zhu, ma per quelli sopra citati ai quali si possono aggiungere anche L’investigatore Marlowe di Paul Bogart del 1969 e il suo film da regista L’urlo di Chen terrorizza anche l’Occidente del 1972.

Come detto, però, il 1973 non è stato l’ultimo anno in cui Bruce Lee è apparso sullo schermo. L’attore è tornato a “salutare” il pubblico prima con la serie televisiva Warrior, coprodotta dalla figlia Shannon, poi con Bruce Lee Supercampione e, usando materiali d’archivio, anche con L’ultimo combattimento di Chen e L’ultima sfida di Bruce Lee.
Da menzionare anche il documentario del 2012 di Pete McCormack Io sono Bruce Lee.

Una storia, quella di Bruce Lee, che avrebbe meritato un finale diverso.
E se si pensa che al figlio Brandon è toccata una sorte praticamente identica non si può che rimpiangere ancora di più la perdita di questi due grandi interpreti.

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