Luce sulla Storia

Austerity 1973: le conseguenze della crisi petrolifera in Italia

Illustrazione digitale di Marta Punxo, 2023

Illustrazione digitale di Marta Punxo, 2023

Domani mattina, domenica 2 dicembre, le automobili non si fermeranno dinanzi all’edicola che venderà questo giornale: la passeggiata a piedi per procurarsi il quotidiano diventerà uno dei riti dei giorni di festa, senza le quattro o le due ruote a motore.

È il Corriere della Sera, alla vigilia della prima domenica di austerità, durante la crisi energetica esplosa nell’autunno 1973. Un avvenimento che avrebbe «cambiato il volto delle città italiane», scrivevano. La crisi ha una portata globale e interrompe bruscamente il ciclo di sviluppo delle economie occidentali degli anni Cinquanta-Sessanta. Un mese prima, nell’ottobre 1973, la guerra del Kippur (guerra d’ottobre per gli arabi) aveva scatenato l’aumento del 70% del prezzo del petrolio, e per volontà dei paesi membri dell’OPEC era iniziato un embargo nei confronti degli stati occidentali filoisraeliani.

L’avvio delle politiche di restrizione energetica, in Italia, cade ufficialmente il 30 novembre. Il Presidente Mariano Rumor appare in televisione per comunicare al Paese le nuove misure di contenimento:

Dovremo usare meno l’automobile e di più i servizi pubblici, dovremo abbassare il termostato del riscaldamento, nelle case e negli uffici, nel mio come nel vostro. Dove basta una lampada cerchiamo di non usarne due. Occorre però avere chiaro che l’epoca delle energie a basso costo e abbondanti è tramontata.

Il clima di austerità impatta, infatti, sulle abitudini quotidiane di tutti; le misure di contenimento dei consumi rievocavano atmosfere belliche da tempo sorpassate. Le macchine autorizzate a circolare nelle giornate festive erano soltanto 360 mila a fronte di un parco macchine di circa 12 milioni e mezzo, l’illuminazione pubblica veniva ridotta del 40% con le insegne dei locali spente alle ore 21, i cinema chiusi alle 23, bar, ristoranti e night club alle 24.

Si avvicinano le feste natalizie, a Canzonissima 1973 il cantautore Tony Santagata si presenta con Austerity: «Quest’anno per le feste, se auguri devi fare, mettiti bene in testa, bisogna rimediare, prendi la cartolina, e poi la tagli in due, a uno mandi l’asino e all’altro mandi il bue, austerity, austerity, se non vuoi andare a piedi compra l’asino, austerity, austerity e dagli poca biada da mangiar».

Nella memoria di chi l’ha vissuta, l’austerity ha lasciato una traccia evidente che in molti casi si mescola con quella forma di malinconia che spesso accompagna i momenti del passato vissuti fuori dall’ordinario: i giri a vuoto alla ricerca del distributore ancora fornito di carburante, l’assalto ai supermercati per una busta di pasta e il buio pesto la sera.

Si tratta della prima battuta d’arresto dello sviluppo incontrollato, evidente agli occhi di tutti, un modello la cui insostenibilità era stata denunciata l’anno prima, dal rapporto del Club di Roma – I limiti dello sviluppo – del marzo 1972.

Oggi, quelle immagini di un paese bloccato in cui persino le autostrade potevano essere invase dalle biciclette, fanno il paio con l’immobilismo delle città desertificate dalla pandemia da Covid e con l’aumento vertiginoso del prezzo dei carburanti in seguito alla guerra in Ucraina. Altri bivi della storia tra due scelte alternative, citando un’espressione di Alexander Langer dei primi anni Novanta:

Una scelta tra espansione e contrazione – ben sapendo che per chi si trova sull'aereo in volo non esiste un immediato freno d'arresto, ma semmai solo la faticosa ricerca di un atterraggio morbido. E che entrambe hanno i loro costi: solo che la prima li fa pagare ad altri (lontani nello spazio e nel tempo), mentre la seconda se li assume e punta al ripianamento del nostro debito verso la biosfera.

Le domeniche dell’austerity sono il sintomo di una crisi più profonda della società dei consumi, di cui, proprio in quei mesi, il regista Marco Ferreri dava una rappresentazione satirica e parossistica nella Grande abbuffata, uscito nelle sale italiane a fine settembre ‘73. Rappresentano la prima grande occasione mancata, per tutti, di ripensare radicalmente le abitudini quotidiane e il modello di consumo, quella che Langer considerava una non-scelta di congedarci dalla corsa verso il «più grande, più alto, più forte, più veloce», chiamata sviluppo.

Libri per approfondire

I nuovi limiti dello sviluppo. La salute del pianeta nel terzo millennio

Di Donella MeadowsDennis MeadowsJorgen Randers | Mondadori, 2022

Austerità. Quando funziona e quando no

Di Alberto AlesinaCarlo FaveroFrancesco Giavazzi | Rizzoli, 2019

Oro nero

Di Dominique Manotti | Sellerio Editore Palermo, 2015

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