Questa rubrica si occuperà di libri che parlano di passato. Ma i libri, come tutte le cose umane, sono creature che vivono nel tempo, così come chi li legge. Per questo motivo, ogni tanto, tra queste righe farà inevitabilmente capolino l’Adesso, la quotidianità. E per questo stesso motivo oggi, per una data densa che parla di culture e religioni che senza incontrarsi si scontrano sul corpo dei più deboli, questa rubrica presenterà per primo un libro di storia che parla della religione maneggiata come una clava contro il diverso. Una donna, in questo caso.
Veronica e il diavolo, storia di un esorcismo a Roma (Einaudi 2021) ci porta a scoprire i diari di una “esorcizzazione” nel cuore della città dei Papi, nel 1834. Veronica Amerani, diciannove anni, figlia di una famiglia di artigiani-artisti lentamente decaduti, giace a letto, posseduta, pare, da un demone.
Inverno 1834. Due gesuiti bussano a una porta fra Campo dei Fiori e il ghetto. Sono stati chiamati per compiere un esorcismo su una giovane donna, Veronica Hamerani. Il buio, ancora una volta, scende su Roma: il diavolo è in città.
Al suo capezzale accorrono le menti più fini della demonologia pontificia: padre Kohlmann, gesuita che a lungo ha peregrinato cercando di combattere i demoni che vedeva nel mondo, si incarica di estirpare Satana dal corpo della ragazza. Accanto a lui si avvicendano altri uomini: gesuiti, sacerdoti, un medico. Tutti maschi, tutti alla disperata ricerca del modo di “normalizzare” questo corpo scosso e urlante.
A ben vedere è proprio il corpo di Veronica il vero protagonista del saggio: studiato, messo alla prova e forzato a letto, eppure sfuggente alle analisi di uomini intrisi di una cultura di antico regime, aggrappati, ognuno a modo proprio, a convinzioni sempre più traballanti.
Quello di Fernanda Alfieri è un libro con diverse anime: è un saggio storico denso e documentato, certo, ma è pure un diario di ricerca, che restituisce le fatiche e le gioie del lavoro storico; è anche, forse malgrado le stesse intenzioni dell'autrice, una storia avvincente, quasi un romanzo.
A distinguerlo da un libro di fiction è che di solito i romanzi sono verosimili, o cercano di esserlo, mentre Veronica e il Diavolo non è verosimile, è vero. Le figure che animano il libro non sono personaggi ma persone, e l'intreccio narrativo che affascina il lettore è costruito estraendo dai documenti le vite di ciascuna di esse.
NON LEGGETELO: se siete convinti che chi si occupa di storia debba scomparire dietro le proprie ricerche: nel libro l’autrice, storica, c’è, si vede, si sente. E meno male!
NON LEGGETELO: se siete amanti dei saggi densi ed ermetici, zeppi di note a piè di pagina e dotte digressioni: questo libro è un ottimo saggio di storia anche perché si lascia leggere e gustare.
NON LEGGETELO: se odiate non sapere “come va a finire”: questo saggio microstorico è la fotografia di un istante di vita, poco più di sei mesi, di una donna e del suo corpo. Le fonti non dicono di più. L’autrice, giustamente, nemmeno.
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