Da un cinguettio possono fiorire incontri ad alto potenziale creativo e artistico.
Questo, almeno, è quel che è accaduto in seguito a un tweet di Valeria Parrella, nel quale la scrittrice napoletana filtrava attraverso un ricordo d'infanzia una riflessione potente e attuale su lavoro e precariato, su diritti e cittadinanza.
Paolo Castaldi, fumettista e illustratore abituato a risalire controcorrente, con il proprio pennino, la china di temi scomodi e attualissimi, è rimasto colpito da quel tweet al punto da volerne disegnare una sua personalissima interpretazione.
Il risultato siamo felici di poterlo condividere con voi, amici di Maremosso: è una sinfonia di mezzetinte e parole sussurrate, è un concerto agrodolce il cui risultato artistico è superiore alla somma dei suoni che ne hanno generato il motivo.
"Che fortuna" osserva Parrella nel ringraziare Castaldi per il dono inatteso "inciampare nel talento altrui!".
E che dono meraviglioso - aggiungiamo noi - poter essere testimoni di quell'inciampo.
Paolo Castaldi
In quel tweet di Valeria Parrella c'era tutto quel che serviva. Un'ambientazione, la forza emotiva di un ricordo caro, un dialogo breve ma potente.
"Non resta che disegnarla", le scrivo.
Poco dopo mi arrivano due lunghi vocali su WhatsApp. Era Valeria che descriveva minuziosamente quel ricordo di lei bambina seduta sul davanzale del balcone di casa, mentre sua madre la teneva stretta a sé. "Stavamo ore a guardare fuori dalla finestra, era la nostra televisione.
Siamo a Nocera Inferiore, un paesotto di cinquantamila anime che durante la raccolta dei pomodori San Marzano sfiora gli ottantamila abitanti. Venti sezioni del partito comunista, fabbriche dappertutto." Di sotto, nel cortile, uomini e donne si stavano radunando per prendere parte alle manifestazioni del primo maggio.
Ho la sensazione di stare ascoltando un monologo teatrale, denso di visioni. La sceneggiatura che ogni disegnatore vorrebbe ricevere.
E mentre la narrazione avanza, la voce si rompe. Si commuove. E un poco mi commuovo pure io.
Ecco, questa storia breve è dedicata alla sua mamma, alla mamma di Valeria. (E anche un po' alla mia).
Valeria Parrella
Stavo a Padova quando Paolo Castaldi mi ha mandato le tavole. Sapevo di dover far silenzio attorno per guardarle. L'ho trovato all'ombra del duomo, seduta a terra.
Per molte ore non gli ho detto niente, non ho detto niente a nessuno per non sporcare il dono. Sapete? La gratitudine sorge all'improvviso in una terra non tua, non mi ero mai vista da fuori: che fortuna inciampare nel talento altrui.
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