Il libro di cui hai bisogno si trova accanto a quello che cerchi
Se negli anni ’90 avete letto Alta Fedeltà di Nick Hornby e non l’avete mai più dimenticato né soppiantato né niente allora saprete di cosa sto parlando. Rob Fleming è stato per molti di noi la sintesi di tutto ciò che eravamo, saremmo stati e avremmo voluto essere: giovani prostrati da tormenti, dubbi e gelosie ma con una febbre che non faceva che ardere in petto, la passione per la musica!
Potrei paragonare Nick al primo tedoforo e Rob a una fiamma olimpica che continua a bruciare a distanza di tre decenni. Il romanzo inizia con una classifica delle cinque più grandi fregature prese dal nostro protagonista (e sono tutti nomi di donne), questo delle top five sarà un leitmotiv di Alta fedeltà, soltanto uno degli ingredienti che fanno di questo romanzo una pietra miliare della narrativa inglese contemporanea del secolo scorso (OMG come suona antiquato, ma tant’è). Potrei parlare per ore di questo libro, del fatto che continuo a consigliarlo a giovani che stanno approcciandosi alla lettura e che vanno alla ricerca di storie in cui ritrovarsi, che scorrano come fiumi e che, se possibile, ci trascinino con loro nella corrente. Potrei parlare degli irresistibili personaggi che ruotano attorno a Rob, uno dei quali interpretato da Jack Black nella versione cinematografica (qualcuno prima o poi mi spiegherà perché mai il film è stato ambientato a Chicago e non a Londra, o meglio, lo so il perché ma non lo condivido affatto) o della colonna sonora che ci solletica le sinapsi ad ogni giro di pagina, potrei parlare ore per davvero ma finirei per scocciarvi perciò la chiudo qui con una frase che ho sottolineato nella mia prima edizione dalla copertina francamente orrenda di Alta fedeltà:
“È solo che nessuno di noi ha avuto la vitalità o il talento di fare canzoni. Noi componiamo solamente con la vita, il che è molto più incasinante, e costa molto più tempo, e non lascia niente che la gente possa fischiettare.”
Siete entrati nel mood High fidelity e non volete uscirne? Conosco la sensazione e vi capisco, ecco perché da un cassettino della mia memoria emozionale salta fuori un romanzo che non può mancare: The Committments libro d’esordio di Roddy Doyle, immenso romanziere irlandese; ironico, profondo, uno scrittore che ti prende per mano e ti porta in giro per l’Irlanda, in una cittadina di sua invenzione che ritroveremo in altri romanzi: Barrytown. In The Commitments la vera protagonista è la band messa su da un gruppo di ragazzi parecchio motivati ma anche piuttosto incasinati che riuscivano ad andare d’accordo soltanto sul palco e per il resto del tempo non facevano che accapigliarsi mettendo continuamente a rischio la solidità della band. Nel 1991 Alan Parker ne ha realizzato un film cult, elemento fondamentale la voce di Andrew Strong, ti rimane in testa come un tarlo, ma bello, ancora oggi quando dalla mia playlist parte a sorpresa Try a little tenderness mi prende un brivido nello stomaco.
Sinéad O’Connor, che ha illuminato gli anni ’90 con la struggente e meravigliosa Nothing compares to you, ha un fratello che si chiama Joseph il quale ha scritto un romanzo pazzesco, elettrizzante come un gol all’ultimo minuto, un libro che si intitola Il gruppo (titolo originale The thrill of it all), anche qui la musica la fa da protagonista intrecciandosi a filo doppio con le vite dei protagonisti al ritmo dei Velvet Underground, Patty Smith, David Bowie, insomma un vero sballo!
Effimeri di Andrew O’Hagan è stata una scoperta recente, recentissima in effetti, ne sono arrivate un bel po’ di copie in libreria, non conoscevo l’autore e mi ponevo l’annoso problema di noi librai di fronte alle novità-valanga: “Dove accidenti lo metto?”. Nel frattempo lo sfogliavo e nello sfogliarlo intercettavo nomi parecchio interessanti, roba forte tipo Morrissey, Fire Engines, Joy Division, The Clash! A fine turno era mio, due giorni dopo mi ero puntata la sveglia un’ora prima perché volevo leggere gli ultimi capitoli seduta al tavolino del mio baretto preferito, musica nelle orecchie (naturalmente avevo già fatto una playlist con i pezzi citati dall’autore, ça va sans dire) e l’atmosfera perfetta per godermi la fine di quel libro che mi aveva infervorata nella prima parte e commossa nella seconda. Ho amato Effimeri senza riserve e averlo condiviso con altri lettori nei giorni e nelle settimane successive alla lettura è stato emozionante, in molti sono tornati per regalarlo a loro volta e questo mi ha fatto riflettere sulla grande risorsa che abbiamo noi librai: contribuire alla diffusione di emozioni che non sono connesse soltanto ai libri ma anche alla musica e alla sua capacità di interpellare i nostri sensi.
Ho pensato di chiudere la mia cinquina con un disco, una colonna sonora che ho conosciuto grazie a una lettrice-cliente-amica che mi ha suggerito di guardare il film di Richard Ayoade Submarine. Una pellicola ambientata in una cupa periferia gallese dai toni piuttosto dark, la voce di Alex Turner (frontman degli Arctic Monkeys) ti entra direttamente nell’anima fondendosi con i personaggi di Oliver e Jordana, pura magia! Un aneddoto interessante? L’autore del libro da cui è stato tratto il film è Joe Dunthorne, Nick Hornby dice di lui: “Grazie a Joe Dunthorne amo di nuovo i romanzi”.
Tutto torna e io traggo particolare godimento quando i cerchi si chiudono alla perfezione.
Stay tuned!
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