"Che cos'è il Jazz? Amico, se lo devi chiedere, non lo saprai mai"
Istituita nel 2011 a seguito di un'idea del pianista Herbie Hancock, la Giornata Internazionale del Jazz si celebra ogni anno il 30 aprile, allo scopo di ribadire l'importanza della musica jazz e il suo ruolo diplomatico "nell'unire le persone di tutti gli angoli del globo".
Nulla di più necessario, alla luce dei tempi in cui viviamo.
Ma di cosa parliamo quando parliamo di musica jazz?
Come diceva Satchmo, c'è poco da chiedere ma molto da ascoltare, perché si tratta di un genere musicale sempre riconoscibile ma inafferrabile, in continua mutazione.
Fin dalle sue origini, il jazz è stato una sintesi di più linguaggi a loro volta cambiati a seconda nelle epoche in cui si rivelavano, rendendo impossibile una definizione che risultasse adatta e sempre valida.
Di certo, possiamo solo dire che mette radici circa tre secoli fa, quando (vedi alla voce “schiavismo”), le tradizioni musicali dell’Africa occidentale incontrano in Nordamerica quelle giunte dall’Europa attraverso i movimenti migratori.
Dalle work-songs nelle piantagioni di cotone agli spirituals e i gospel, per arrivare al blues, al ragtime e a quello che verrà inizialmente chiamato jass, il percorso è stato lungo e ricco di svolte.
Occorrerà però giungere al 1917 perché vanga effettuata finalmente la prima registrazione di quella musica chiamata jazz: è il 26 febbraio 1917 la Original Dixieland Jazz Band, un gruppo di musicisti di New Orleans di passaggio a New York, incide su disco due brani del proprio repertorio.
È la prima volta che accade e l'operazione riesce perfettamente, inaugurando una nuova era.
Oggi ha più di un secolo di vita, ma è in splendida forma: è la musica Jazz.
Ha vissuto gli anni mitici di New Orleans e delle Big Band, le rivoluzioni del bebop, del cool Jazz, dell'hard bop, del free jazz fino ad incontrare il rock e far nascere la fusion.
Ha dato vita ineguagliabili invenzioni musicali ma anche contribuito a sostenere battaglie importanti per il rafforzamento della democrazia e i diritti civili attraverso l’opera e le istanze di grandissimi artisti.
Ha attraversato varie epoche mostrando un'enorme capacità di evolversi e aprirsi a nuove tendenze, forte del fatto di essere - come diceva Mr. Sonny Rollins - quel tipo di musica che può assorbire molte cose e rimanere se stessa.
Non rimane che celebrarla come si deve.
Probabilmente l'album Jazz per eccellenza, fu registrato negli studi newyorkesi della Columbia Records. Oltre al leader, Miles Davis, presero parte alle sessions Julian "Cannonball" Adderley, John Coltrane, Wynton Kelly, Bill Evans, Paul Chambers e Jimmy Cobb, nomi che in seguito saranno riconosciuti come giganti della musica afroamericana.
Il capolavoro di John Coltrane è una suite divisa in quattro parti in cui il grande sassofonista si rivela davvero essere un musicista ispirato da qualcosa di trascendente. Pubblicato in anni di grande fermento sociale e culturale, A Love Supreme è un album tra i più significativi di tutta la musica del '900, ben oltre i confini del Jazz.
Salire su un palco e incantare la platea improvvisando al pianoforte: questo fece Keith Jarrett, all'Opera di Colonia, il 24 gennaio 1975. 66 minuti di lunghe improvvisazioni che ipnotizzarono il pubblico in sala e che continuano a farlo con tutti ancora oggi, visto che la registrazione di quel concerto è uno degli album Jazz più venduti di sempre, anche al di fuori della cerchia degli appassionati.
Primo della serie di otto dischi realizzati dalla cantante dedicati al Great America Songbook, il doppio album “Ella Fitzgerald Sings The Cole Porter Song Book” è considerato uno dei migliori album di jazz vocale mai realizzati. Cole Porter Song Book è stato inserito nel 2000 nella Grammy Hall of Fame, che celebra le registrazioni che hanno "qualità e significato storico".
Uscito nel 1959, è il primo album su Columbia Records e rappresenta a pieno l’amore dell’artista verso le radici del Jazz e verso i musicisti che più lo hanno ispirato, contenendo brani dedicati a Lester Young (“Goodbye Pork Pie Hat”), Charlie Parker (“Bird Calls”), Duke Ellington (“Open Letter To Duke”) e Jelly Roll Morton (“Jelly Roll”). Un album travolgente, tra i più belli della carriera del contrabbassista e di tutta la storia del Jazz.
Album che nasce da una lunga jam session a base di ritmi funk e improvvisazione e che allarga la fama di Davis alle generazioni più giovani, appassionati di musica spesso a digiuno di jazz ma conquistati da una proposta dirompente, in grado di abbattere qualsiasi confine musicale.
Tra i live più celebri della storia del Jazz, è una registrazione leggendaria che cattura una delle più riuscite esibizioni dell’orchestra di Duke Ellington, sebbene all’epoca il bandleader fosse ormai considerato una stella al tramonto, ormai superato dalle novità che avevano rivoluzionato il mondo del jazz negli ultimi anni.
Datato 1976, è il settimo album di quella magnifica creatura musicale di Wayne Shorter e Joe Zawinul. Considerato un manifesto del jazz-rock, è in realtà un difficilmente classificabile caleidoscopio di suoni e di idee musicali scaturiti dalla mente di musicisti inarrivabili. In questo album è possibile apprezzare anche il grande bassista Jaco Pastorius.
Uscito anch’esso in quell’anno memorabile per la musica Jazz che fu il 1959, “Time Out” è un album tra i più rappresentativi di quella corrente allora denominata Third Stream, volta a individuare un punto d’incontro tra la tradizione classica e l’improvvisazione jazz. Missione riuscita perfettamente.
Non è possibile parlare di Jazz senza aver nominato Charlie Parker, da tutti conosciuto come Bird poiché, cosi si racconta, con la sua musica sembrava che riuscisse a volare. Alla base della rivoluzione bebop, è stato ed è ancora un modello di riferimento per la sua strabiliante tecnica strumentale.
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