Un tuffo nella scienza

Ritorno alla Luna

Illustrazione digitale di Adèle Baer, 2022

Illustrazione digitale di Adèle Baer, 2022

Tutto è pronto! Un gigantesco razzo alto quanto un grattacielo di 35 piani (98 metri) è posizionato sulla rampa di lancio del Kennedy Space Canter, in Florida, per un nuovo volo verso la Luna. Non ci sono astronauti a bordo; è una sorta di collaudo per le future missioni spaziali che a partire dal 2025 (se tutto va bene, altrimenti un po’ più in là) riporteranno un sapiens a calpestare il suolo lunare.

Questa era la cronaca del 29 agosto scorso, ripetuta il 3 settembre e poi ancora il 27 settembre. L’imponente Artemis 1 è tornata in garage e il lancio potrebbe esser riprogrammato per la fine di novembre, quando ci saranno le condizioni ideali per il suo viaggio verso la Luna. Prima ci sono stati problemi di carico del propellente (idrogeno e ossigeno in forma liquida, cioè a pressione altissima e temperatura bassissima) poi una tempesta tropicale in zona che avrebbe disturbato la traiettoria di salita. Questo primo lancio è stato immaginato come una prova generale dei prossimi viaggi: uscire dall’atmosfera, arrivare alla Luna, depositarvi persone o materiali e rifornimenti e tornare sulla Terra.

Artemis 1 è un razzo da 4 miliardi di dollari che accompagnerà la navicella Orion attorno alla Luna, nel 2024 con tre astronauti che faranno alcune orbite e torneranno a Terra senza allunaggio e nel 2025 con la prima discesa sul suolo lunare, dopo 53 anni dal 1972, con Apollo 17. Non a caso il nuovo programma spaziale è stato chiamato Artemide, la dea della Luna, della caccia e della natura selvaggia, indipendente e combattiva. È la sorella gemella di Apollo e protegge le fanciulle, i bambini e gli animali da latte.

Sul primo volo, ci saranno solo tre manichi pieni di sensori e 2 mascotte di peluche: il cane Snoopy della NASA e la pecora Shaun dell’ESA.

A cosa ci serve tornare sulla Luna? Qualche astronauta delle missioni Apollo ha dimenticato il caricabatterie e bisogna tornare a prenderlo? Ci sono svariati motivi. Il primo riguarda la ISS, l’International Space Station (che dal 28 settembre è sotto il comando dell’astronauta italiana Samantha Cristoforetti, prima donna europea a ricoprire questo delicatissimo incarico), che è vecchiotta e bisogna sostituirla con una nuova casa-laboratorio spaziale, importantissima dal punto di vista scientifico per fare esperimenti in assenza di gravità: esperimenti sui materiali, sulla crescita delle piante, sul comportamento del corpo umano nello spazio, dove creare nuove molecole chimiche per nuovi farmaci… In assenza di gravità cambiano le leggi della fisica, della chimica, della biologia e si possono scoprire cose nuove.

Ci potrebbero essere ben due nuove stazioni spaziali. Quella europea-statunitense, costruita grazie ai voli di Artemis, e una progettata da Cina e Russia, che pochi mesi fa si sono si sono alleate per costruire la International Lunar Research Station, una base per esperimenti scientifici multidisciplinare per l'esplorazione e del nostro satellite. Inizialmente saranno tre lunghi tubi, agganciati a formare una T e potrebbe vedere i primi ospiti nel 2030. Ci sarà anche una serra per la coltivazione di ortaggi e altre piante.

Il secondo motivo è che avere una base spaziale più vicina alla Luna significa arrivarci comodamente, non con un volo diretto Terra-Luna, ma facendo scalo in orbita, dove diventa più facile prepararsi a costruire una base lunare fissa, una casa sulla Luna abitata tutto l’anno, con una certa autonomia nel coltivare cibo e purificare l’acqua. A questo scopo nel dicembre 2020, a 44 anni di distanza dall’ultimo decollo dalla Luna verso Terra dell’ultimo Apollo, la sonda cinese Chang’e 5 ha portato a casa nuovi campioni di suolo lunare, da studiare per progettare meglio la nuova base umana sulla Luna.

E una base lunare potrebbe diventare un buon trampolino di lancio per i viaggi umani verso Marte, che è ormai un pianeta piuttosto affollato di sonde spaziali automatiche: sono circa 50 le sonde che lo hanno raggiunto e la metà sono anche atterrate per esplorare e analizzare il suolo marziano. La nuova sfida per il mondo intero è arrivare sul pianeta rosso con un equipaggio umano: 225 milioni di chilometri, almeno 8-10 mesi nello spazio con la difficoltà di atterrare, ma soprattutto di ripartire senza sbagliare il “corridoio” per il rientro sulla Terra. E poi c’è la questione dell’ossigeno e del cibo: troppo costoso portarsi le scorte, bisogna trovare il mondo di produrre tutto in viaggio. Le nuove basi spaziali orbitanti e la base sulla Luna abitata dai sapiens sono dunque un’importantissima palestra per materiali, tecnologie e soprattutto conoscenza delle fatiche di un corpo umano che dovrà stare quasi tre anni senza la gravità terrestre.

Quando gli umani su Marte? Nel 2045, dicono gli scienziati con realismo. Magari uno di voi sarà l’astronauta che arriverà sul pianeta rosso?

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