Un tempo il blu non esisteva.
Va bene, va bene, non è che proprio non esistesse, però non se ne parlava mai. I poemi omerici e le altre opere dell’antichità, anche se sono piene di metafore e descrizioni, non nominano mai blu, azzurro, celeste e niente di simile. Che gli antichi Greci fossero tutti daltonici? Che in Mesopotamia il Tigri e l’Eufrate fossero così densi di fango fertile da apparire marroncini, invece che blu? La risposta è un’altra ed è molto, molto intrigante.
Prova ad andare in un bel parco e guardati intorno. Cosa c’è di blu? Un cartello stradale. Il guinzaglio di un cane. La palla di un gruppo di ragazzi che giocano. Tutte queste cose hanno una caratteristica in comune: sono oggetti artificiali, costruiti dagli esseri umani, che non esistono in natura. Trovare il blu in natura è difficile; rispetto agli altri colori, l’azzurro e tutte le sue sfumature sono incredibilmente rari. Dalle nostre parti puoi imbatterti in qualche fiore o farfalla sui toni del turchese o qualche uccello con parte del piumaggio azzurro, come i germani reali; a Capri esiste una lucertola azzurra ma, in generale, gli animali blu sono una ristretta minoranza. Se i puffi e gli abitanti di Pandora del film Avatar sono azzurri, è proprio perché associamo a un corpo azzurro qualcosa di insolito, alieno, strano sulla Terra. Ed è così per diverse ragioni.
Alcuni animali acquisiscono i loro colori dai pigmenti (cioè le sostanze coloranti) dei vegetali che mangiano. Dato che le piante sono soprattutto verdi e i frutti blu sono pochi (i mirtilli, le more, le prugne e pochi altri), una dieta a base di cibi blu è difficile da seguire. E se te lo stai chiedendo, no, nel tuo caso non funziona: mangiando tante more non ti ritroverai con la pelle blu! Se il germano reale ha delle penne blu, non è per via dei pigmenti. Il blu di molti uccelli è un “blu strutturale”, cioè dipende dalla forma che hanno al livello microscopico i tessuti di cui sono fatti. Le cose stanno così: a ogni colore corrisponde un tipo diverso di onda elettromagnetica. Le onde possono essere più o meno “distese”, cioè con picchi più o meno distanti tra loro. Il ciuffo di penne di un uccello ci appare blu quando la struttura microscopica dei suoi tessuti ha un pattern che si ripete più o meno alla stessa scala della lunghezza d’onda del blu, cioè circa un millesimo dello spessore di un capello. Non è una circostanza frequente: ecco perché di animali blu ce ne sono così pochi.
Ma che c’entra questo con il fatto che nell’antichità nessuno parlava del blu? Be’, oggi grazie alla chimica siamo in grado di ottenere qualsiasi colore, ma un tempo non era così. Artisti e artigiani, per realizzare oggetti colorati, dovevano ricorrere a sostanze naturali: bacche, radici, tralci di vite. Dato che era così raro trovare piante azzurre, il blu è stato in assoluto il colore più difficile da ricreare e certamente l’ultimo ad apparire sulla tavolozza dei pittori e tra le tinture dei mercanti. Secondo alcuni studiosi, è proprio per questo che il blu non esiste nella letteratura antica: siamo stati capaci di dare un nome a un colore solo nel momento in cui ci siamo messi a riprodurlo. Creare il blu – per dipingere mosaici, stoffe, statue – è stata la ragione che ha costretto i nostri antenati a trovare una parola. “Che sostanza userai per dipingere gli occhi azzurri della regina?”, “Vorrei comprare quel mantello celeste”, “I nostri nemici indossano una divisa blu”: ecco che ci voleva una parola adatta.
E il cielo? Il cielo è sempre stato lì. Possibile che all’alba della civiltà nessuno decantasse lo splendore di un cielo azzurro? Gli studiosi di letteratura antica si sono chiesti anche questo, e l’ipotesi è ancora più strana: attribuire un colore al cielo non è così scontato perché il cielo non è un oggetto. Nel cielo non c’è niente. Se ti chiedessero di dire di che colore è il niente, sapresti che cosa rispondere?
Di
| TopiPittori, 2017Di
| Editoriale Scienza, 2022Di
| TopiPittori, 2020Di
| L'Ippocampo Ragazzi, 2017Di
| L'Ippocampo, 2020Di
| White Star, 2017Altri consigli di lettura
Hai domande, dubbi, proposte? Vuoi uno spiegone? Scrivi alla redazione!
Per poter aggiungere un prodotto al carrello devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.
Per poter aggiungere un prodotto alla lista dei desideri devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.
Il Prodotto è stato aggiunto al carrello correttamente
Il Prodotto è stato aggiunto alla WishList correttamente