Arriva davvero imprevista la notizia che tra i candidati selezionati per l'assegnazione del Premio Nobel per la Letteratura compare il nome di Roberto Vecchioni.
Con Bob Dylan e Leonard Cohen, già più volte candidati, ecco un cantautore italiano che potrebbe ricevere un premio solitamente destinato ai poeti laureati.
Ecco cosa ci ha dichiarato Vecchioni poesia alcuni anni fa.
Parole che oggi suonano importanti e in qualche modo spiegano il rapporto tra il Vecchioni cantautore e la parola poetica:
""Oggi la poesia in musica credo sia molto più avanti della poesia da sola, perché è molto più vicina alla gente, al popolo, al gusto popolare.
Sta prendendo un'eredità che era della poesia dell'Ottocento, perché nel Seicento e nel Settecento la poesia era soprattutto accademica, credo che la canzone d'autore abbia un futuro grandissimo.""
♠ I libri di Roberto Vecchioni
♣ La musica di Roberto Vecchioni
È spesso citato un autore come tuo maestro: Pessoa. Mi puoi dire quale è l'eredità che senti di avere avuto da Pessoa?
L'eredità di Pessoa è pesantissima, irripetibile, penso che sia quasi impossibile andargli dietro.
Credo che i modelli più tipici del Novecento siano altri, i Borges, i Calvino, se vuoi andare sul linguaggio surreale, o anche altri autori realisti, anche italiani e molto recenti. Ma per quello che riguarda la poesia, la poesia portata all'estremo della disperazione, credo che Pessoa sia irripetibile. Di Pessoa io adoro questo straordinario far poesia piena di cose, fatto che nella poesia moderna italiana si va perdendo sempre di più.
Che cosa critichi della poesia contemporanea?
La parola si smagrisce, si snatura, diventa fine a se stessa, è un bell'esperimento, ma non ha più niente a che vedere con la poesia.
Credo che la letteratura in musica debba essere comunque significante, debba dire qualcosa, non può essere assolutamente un assurdo, un inspiegabile. Deve divergere molto dalla strada segnata dall'ermetismo o da altri ""-ismi"" incomprensibili.
Credo che si debba andare verso una poesia aperta a tutti, ma con una terminologia costruita, non caricata, ma adeguata alla situazione. La poesia è fatta di cose, cose da toccare, di situazioni da ricreare, di realtà, di cose viventi. Oggi la poesia in musica credo sia molto più avanti della poesia da sola, perché è molto più vicina alla gente, al popolo, al gusto popolare.
Sta prendendo un'eredità che era della poesia dell'Ottocento, perché nel Seicento e nel Settecento la poesia era soprattutto accademica, credo che la canzone d'autore abbia un futuro grandissimo.
Dicevi che la poesia in musica deve avere un effetto ""da prima volta"", e la letteratura?
No, non credo che la letteratura debba avere questa proprietà.
La letteratura puoi rileggerla, puoi rimeditarla, riperseguirla, avere diverse chiavi di lettura, invece la poesia in musica deve essere immediata e non può non esserlo: la musica è immediata, se le parole hanno un altro significato rispetto alla musica, se arrivano molto dopo, hanno perso il loro senso, la loro funzione.
E il tuo passaggio alla letteratura?
Parli di letteratura, ma è un tentativo di narrativa quello che ho fatto io, la letteratura è un'altra cosa. Io posso insegnare la letteratura e non saperla fare. Sono uno scrittore ""debuttante"" e oltre che debuttante anche ""dilettante"".
Gli anni della scrittura per le canzoni fanno parte di un tuo itinerario, così come è avvenuto anche per Guccini.
Sicuramente. Sono stati una gran palestra. Ho cercato di fare in altro modo rispetto alla canzone.
La canzone è un avvenimento rivoluzionario, se seguiamo Alberoni. Devi coglierla al volo, dura tre minuti, quattro minuti e devi ""dire"" un'opera in tre minuti. Invece la narrativa dà più adito a terminologie esatte, in un certo senso è più facile. Più difficile però per chi gli schemi narrativi non li conosce bene, per chi non è stato abituato a scrivere in narrativa fin dalla prima volta.
♦ Leggi tutta l'intervista di Café Letterario
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