War, terzo album degli U2, è uscito il 28 febbraio 1983 e, insieme al successivo The Unforgettable Fire (1984) ha spianato la strada verso il disco della svolta per il gruppo irlandese, The Joshua Tree, uscito a marzo del 1987.
In questo processo graduale verso un’esposizione popolare internazionale, Sunday Bloody Sunday, il terzo singolo estratto da War, è stato uno dei principali responsabili e ancora oggi resta una delle canzoni più note della band.
Il brano dal “ritmo militare” è stato pubblicato come singolo il 21 marzo 1983 in vinile 45 giri e lo scatto sulla copertina ritraeva lo stesso bambino immortalato su quella di War e del primo singolo, New Year's Day.
In contrapposizione al tema emotivo del disco, la guerra, infatti era stato scelto per l’immaginario dell’artwork il volto del fratello piccolo di un amico di Bono.
La versione standard include un libretto di 16 pagine a colori con foto inedite, liriche deibrani e annotazioni a cura di Paul Morley (noto giornalista inglese della storica rivistamusicale "New Musical Express" dal 1977 al 1983, nonché compagno di viaggio della bandirlandese durate il tour nord-americano.
Nel 2016 il frontman della band dublinese ha ricordato il clima di quel periodo storico che ha ispirato War in una video-intervista rilasciata come contenuto ufficiale della mostra "Louder Than Words: Rock, Power and Politics".
In particolare Bono si è focalizzato sui suoi genitori, sull’unione tra il padre cattolico e la madre protestante, rievocando quando era bambino e passavano in macchina vicino ai confini con l'Irlanda del nord:
Mio padre mi diceva: "Questo è il nostro paese ma l'Inghilterra lo rivendica e, sotto la minaccia di una guerra, ci costringe a tagliarne un pezzo". Avevo dedotto, dunque, che fosse un repubblicano e supportasse l’IRA, la lotta armata per riavere il paese intero, ma lui aveva detto: "No, no, no, ti sto solo dicendo come la penso. Vale la pena di lottare se sto sacrificando vite umane? No, no, no".
Questo è il punto di vista che ha formato Bono.
Come è stato spiegato più volte e come mostrato esplicitamente dalla bandiera bianca esposta durante un live negli Stati Uniti, in Colorado – le cui riprese sono diventate il video ufficiale del brano -, Sunday Bloody Sunday è una canzone pacifista.
Nel libro di Eamon Dunphy, U2 - Un fuoco indimenticabile (Arcana Ed., 1988), sempre Bono spiega così la genesi del brano:
Mi piacerebbe vedere un’Irlanda unita ma non credo che si possa mettere una pistola alla testa di qualcuno per fargli assumere il tuo punto di vista
La canzone, quindi, prima di tutto è una condanna a due domeniche passate alla storia dell’Irlanda per fatti di sangue legati al conflitto con l’esercito britannico, quella del 1972 a Derry e quella del 1920 a Dublino: un inno alla non violenza.
Il messaggio, però, è stato frainteso da così tante persone che, per introdurre il brano durante i concerti, Bono ha sempre usato una breve frase volta a togliere i dubbi: «Questa non è una canzone ribelle».
Tutto è nato dalla chitarra di The Edge che ha creato la musica del brano al culmine di un periodo personale difficile, di grandi riflessioni anche sul fanatismo religioso, uno dei motori principali delle violenze nel suo paese.
Per quanto ancora dovremmo sopportare queste cose? Per quanto tempo? Questa sera già potremmo essere uniti
Così declama Bono nel testo in cui, nella prima versione, figurava anche un verso contro l’IRA poi tolto perché «non si può addossare tutta la colpa a un solo movimento», ha dichiarato poi il cantante, coerente con il punto di vista della sua famiglia.
Sunday Bloody Sunday, insomma, è una canzone, allora più di oggi, suscettibile di malintesi e polemiche ma che, alla fine, è rimasta nella storia perché emotivamente è arrivata alla grande maggioranza del pubblico.
Di
| Sperling & Kupfer, 2022Di
| Ultra, 2020Di
| Hoepli, 2020Di
| 24 Ore Cultura, 2015Le recensioni della settimana
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