Sapore di sala

60 anni di Quentin Tarantino, re del pulp (e del fetish)

© Laura Loveday on Flickr

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Sessanta candeline bruciano per il compleanno del «re del pulp», Quentin Tarantino.
Influenzato da un mix di generi (dagli horror di Lucio Fulci ai poliziotteschi, passando dagli spaghetti-western alla Sergio Leone fino alla blaxploitation), il «regista più influente della sua generazione» ha creato uno stile iconico all'insegna della violenza stilizzata, trame non lineari, citazionismo maniacale e un feticismo (dei piedi delle sue muse) debitore al cinema di Luis Buñuel.

Figlio di un attore statunitense di origini italiane, Quentin nasce a Knoxville nel Tennessee. La sua prima sceneggiatura, scritta a 14 anni, s’intitola Captain Peachfuzz and the Anchovy Bandit. A 23, trova impiego in una videoteca di Manhattan Beach in California dove si era trasferito da bambino. È tra gli scaffali dei Video Archives di Los Angeles che l’istrionico Tarantino debutta come filmaker di un corto che doveva intitolarsi My Best Friend's Birthday. Girato in bianco e nero in 16 millimetri, il film va però distrutto. Oggi è visibile su YouTube nella versione incompiuta di 36 minuti.

Quentin inizia la sua carriera pazzesca come regista indipendente nel 1992. Con Le Iene fa il suo esordio con il botto, influenzato da Rapina a mano armata di Kubrick e Cani arrabbiati di Mario Bava.

Il secondo, Pulp Fiction (1994), è il film della consacrazione con tanto di Palma d'Oro a Cannes e Premio Oscar per la migliore sceneggiatura originale.
L’opera permette di rilanciare la carriera di John Travolta (nei panni del gangster Vincent Vega) grazie anche al leggendario twist ballato con Uma Thurman sulle note di Chuck Berry: un omaggio alla scena di ballo tra Barbara Steele e Mario Pisu in di Fellini.

Kill Bill è il film seguente e viene diviso in due "volumi" (2003 e 2004). Frutto di una sceneggiatura che Tarantino regala alla musa Thurman per il suo compleanno, il film è un elaborato collage dei miti del regista: dai kung fu movies (compreso il tributo sartoriale al Bruce Lee di Game of Death) ai chambara e gli spaghetti-western.

Nel 2009, reinventa una storia parallela del Terzo Reich in Bastardi senza gloria, ispirato a Quel maledetto treno blindato di Enzo G. Castellari.
Oscar al miglior attore non protagonista per Christoph Waltz, il film ha rischiato di restare in un cassetto perché Tarantino temeva di non riuscire a trovare nessuno che potesse incarnare lo spietato «cacciatore di ebrei» Hans Landa («il miglior personaggio che abbia mai scritto»). Fino a quando, al penultimo giorno di casting, si presenta l’interprete austriaco.

Nel 2012 dirige Django Unchained, ispirato al western di Corbucci con Franco Nero.
Un film sulla vendetta di un ex schiavo con protagonisti Jamie Foxx e Leonardo DiCaprio (che si rompe la mano sul set ma continua a recitare). Due Oscar: il secondo (di fila) per Christoph Waltz e per Tarantino con la sceneggiatura.

Con The Hateful Eight (2015), rispolvera il glorioso e costosissimo Ultra Panavision 70 rincorrendo la diligenza sul nevoso Wyoming (ricreato sulle montagne del Colorado) nell’omaggio a John Ford. Il maestro Ennio Morricone si porta a casa l'Oscar per la miglior colonna sonora, sfruttando tre tracce inedite composte per La cosa di Carpenter.

C’era una volta a… Hollywood (2019), ad oggi ultima fatica di Tarantino, è una rielaborazione fantasiosa del caso della Manson Family.
Con protagonisti DiCaprio, Brad Pitt (premiato con l’Oscar) e Margot Robbie, il film segue le vicende di un attore televisivo in declino e della sua controfigura, entrambi vicini di casa di Sharon Tate, appena qualche mese prima del massacro di Cielo Drive. Tarantino si autocita più e più volte divertendosi, perfino, a smitizzare i suoi feticci («quei fuckin' western italiani») e feticismi (i piedi sporchi di Margaret Qualley in primo piano).

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