Più passa il tempo, più mi piace fare questo lavoro. Bisogna farlo con passione, anche se non basta. C’è bisogno di tanta attenzione.
Per la prima volta il regista adatta un romanzo per il grande schermo, Tre piani di Eshkol Nevo. Tra i protagonisti ci sono anche Margherita Buy, Alba Rohrwacher e Riccardo Scamarcio. Dal 23 settembre al cinema.
Con Tre piani è stato al Festival di Cannes per l’undicesima volta, otto come regista. Il debutto di Nanni Moretti in competizione è avvenuto con il suo secondo film, Ecce Bombo. La Croisette gli ha spesso portato fortuna; ci ha vinto infatti il premio per la miglior regia nel 1993 con Caro diario e la Palma d’oro nel 2001 con La stanza del figlio. Quell’anno, tra i titoli favoriti c’era anche Mulholland Drive di David Lynch ed è rimasto celebre un aneddoto, confermato da entrambi i registi, in cui il cineasta statunitense aveva capito che avrebbe vinto il film italiano e così ha minacciato Moretti (forse scherzando, forse no), di ucciderlo. In altre tre occasioni è stato in gara come attore: Padre padrone, Il portaborse e La seconda volta. In più è stato per due volte in giuria: come presidente nel 2012 e nel 1997 come giurato.
L'opera che ha consacrato sulla scena letteraria internazionale il talento di Eshkol Nevo. Una potente allegoria delle nostre paure più profonde.
Una storia, quella tra Moretti e Cannes, che parte quindi da molto lontano. Dura da 43 anni e coincide quasi con gli esordi del regista; il suo primo lungometraggio, Io sono un autarchico è del 1976 e ha fatto l’ingresso per la prima volta il suo celebre alter-ego Michele Apicella (il cognome è quello della madre del regista Agata) che è ritornato più volte nel suo cinema reincarnandosi nello studente universitario di Ecce bombo, nel regista di Sogni d’oro, nel professore di matematica di Bianca che è anche uno dei film italiani più belli di sempre e nel funzionario del PCI e giocatore di pallanuoto rimasto senza memoria in Palombella rossa. La stampa francese lo ha spesso amato, anzi osannato. I "Cahiers du cinéma", in particolare, gli hanno dedicato la copertina nel numero 524 del maggio 1998 in occasione dell’uscita di Aprile dove è stato protagonista di una lunghissima intervista. Inoltre hanno inserito Mia madre tra i dieci migliori film del decennio 2010-2019 dove si è classificato al 7° posto.
Stavolta, per Tre piani, l’accoglienza è stata contrastata. La delusione per i francesi, in generale, è passata però soprattutto attraverso i social, probabilmente perché era uno dei titoli più attesi. C’è chi, come "Le Monde" sottolinea "gli artifici di un film corale" pur sottolineando la bravura dei protagonisti. Per "Libération" le tre storie hanno un interesse diseguale e la tensione non mantiene lo stesso livello. A scendere in campo per difendere il film ci pensano ancora i "Cahiers" con la recensione di Marcos Uzal che paragona Tre piani al cinema di Raffaello Matarazzo e Vittorio Cottafavi per "la suprema classicità e l’aridità con cui si sviluppa una storia fatta anche di molti colpi di scena". E poi conclude: "Nanni è in gran forma".
Del resto, nel tredicesimo lungometraggio diretto da Nanni Moretti, è partita una nuova sfida. È infatti la prima volta che il regista parte da un soggetto non originale e adatta il romanzo omonimo dello scrittore israeliano Eshkol Nevo, pubblicato nel 2015 e uscito in Italia due anni dopo per le edizioni Neri Pozza. L’azione si sposta da un palazzina a tre piani di Tel Aviv a una di Roma. Al primo abitano Lucio (Riccardo Scamarcio) e Sara (Elena Lietti), che hanno una bambina di sette anni, e Giovanna (Anna Bonaiuto) e Renato (Paolo Graziosi) che fanno spesso da babysitter alla ragazzina. Al secondo ci sono Monica (Alba Rohrwacher) che sta per diventare madre e il marito Giorgio (Adriano Giannini) che però è spesso fuori all’estero per lavoro. Infine all’ultimo piano vivono due giudici, Vittorio (lo stesso Moretti) e Dora (Margherita Buy, diretta per la quarta volta consecutiva dal regista), genitori di un ragazzo (Alessandro Sperduti) di 20 anni. Nella loro vita qualcosa romperà irrimediabilmente l’equilibrio delle loro vite.
Entrano in gioco alcuni temi che hanno frequentemente attraversato la filmografia del cineasta: la colpa, la giustizia, la paura, il rigore morale. Pur nella diversità delle storie trattate, c’è comunque la continuità nel percorso di Moretti. Le sue parole, durante la presentazione di Tre piani al Festival di Cannes, sono significative: "Più passa il tempo, più mi piace fare questo lavoro. Bisogna farlo con passione, anche se non basta. C’è bisogno di tanta attenzione".
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