Sapore di sala

Ingrid, attrice e personaggio enorme

Gli americani hanno sempre guardato all’Europa con grande rispetto. Sapevano che il vecchio continente possedeva una storia e una cultura dalla quale l’America aveva solo da imparare. Il concetto si sublima nel 1933 quando irrompe Hitler e molti artisti tedeschi, in gran parte ebrei, abbandonarono il loro paese e raggiunsero la California.

Erano registi, musicisti, scenografi, scrittori, che fusero la qualità europea col senso dello spettacolo hollywoodiano, creando una combinazione di cultura e spettacolo “nucleare”, che diede vita a molti dei maggiori capolavori del cinema, nella sua epoca d’oro.

E poi gli attori. Vale lo stesso concetto. Tre nomi fondamentali di donne: Greta Garbo, Marlene Dietrich, Ingrid Bergman. Rimango al podio assoluto. Sono molte le attrici non americane accolte a Hollywood. Una citazione “nostra”. Sophia Loren era in tanti film coi massimi divi come compagni, ma non si è mai integrata del tutto, Sophia era una perfetta “ciociara”.

La premessa per introdurre la Bergman (1915-1982), evocata da due date: i quarant’anni dalla morte e il 29 agosto, giorno della nascita e della morte.

Ingrid, attrice e personaggio enorme.

É corretto dire che la sua carriera può essere divisa in periodi: svedese, americano, italiano.

Giovanissima era già nei set di film svedesi e al movimento internazionale non era sfuggita. L’occasione fu il film Intermezzo, del 1936, firmato da Gustaf Molander.       

A notarla fu qualcuno che contava, il genio della produzione americana, David Selznick, intenzionato a riprendere quel titolo per un remake più importante. Il regista era Gregory Ratoff e il partner Leslie Howard, altro grande immigrato, inglese, l’antagonista di Clark Gable in Via col vento.  Fu, per la 23enne Ingrid, il primo di una serie di successi da antologia del cinema.

Selznick, che riteneva, non a torto, che Ingrid potesse essere un’erede adeguata di Greta, la adottò e la fece protagonista di titoli tutti nella memoria del cinema. Nel 1942 prestò l’attrice alla Warner che stava producendo Casablanca, titolo della mitologia hollywoodiana. Il partner era Humphrey Bogart. Mettere Ingrid al fianco dei divi maggiori divenne una regola. Così nel 1946, in Notorious, di Hitchcock, l’attrice baciò – sì, quel famoso bacio - Cary Grant che disse sempre di non aver mai avuto una partner così intensa. La Paramount preparava Per chi suona la campana (1943). Hemingway che non si era mai curato dei film tratti dai suoi racconti, quella volta volle, per contratto, dire l’ultima parola. Scelse Gary Cooper nella parte del protagonista Jordan, gli proposero alcune delle dive più importanti ma volle Ingrid Bergman. Cooper-Bergman: coppia… non banale. Nel 1944 l’attrice è accanto a Charles Boyer in Angoscia. Ha 29 anni e ottiene il primo Oscar da protagonista. Ne seguiranno altri due per Anastasia (1957) e Assassinio sull’Orient Express (1975), coprotagonista.

Europea di sensibilità particolare, intellettualmente curiosa, alla fine degli anni Quaranta, in cerca d’altro, la Bergman ebbe modo di vedere Roma città aperta e Paisà. Fu una rivelazione, scrisse al regista Rossellini che sarebbe stata onorata di partecipare a uno dei suoi film. I due si conobbero e nacque una relazione che destò scandalo, erano entrambi sposati. L’unione generò sei film che Rossellini scrisse adattandoli alla diva. Certo sono titoli di qualità ma non opere d’arte come i film citati sopra, modelli assoluti del nostro realismo che cambiò il cinema. Sono ricordabili Stromboli e Viaggio in Italia.

Tornata a Hollywood dovette affrontare la società puritana americana, memore dello scandalo italiano. Tanto che non poté partecipare alla consegna degli Oscar. Fu Cary Grant a ritirare la statuetta attribuita al film Anastasia. La sua carriera si sviluppò in modo naturale e intelligente, secondo l’età. Non era più la partner dei maggiori divi che si innamoravano di lei. Era la grande attrice capace di dominare tutti i ruoli. Un’ultima memoria, Sinfonia d’autunno (1978), diretto da Ingmar Bergman. Per Ingrid fu il suo ultimo film, e la realizzazione di un’ambizione che coltivava da tempo. Lavorare col suo grande conterraneo. Non ebbe l’Oscar, ma la nomination sì.

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