«La mia musica è dentro di me, ma non sono sicura di quale sia.»
Sono da poco iniziati i mai troppo celebrati anni ’60 quando rock’n’roll e musica gospel si incontrano, si piacciono e danno vita a quella che sarà definita musica soul.
È un genere musicale fatto di spiritualità, groove, sensualità, gioia e malinconia, tutto in dosi sapientemente calibrate, che raggiungerà vette altissime negli anni successivi e troverà la sua regina poco meno dieci anni dopo: sister Aretha Franklin.
The Queen of Soul nasce Memphis il 25 marzo 1942. Dopo la separazione dei genitori, segue il padre (l’allora popolare predicatore battista Reverend C.L.Franklin) a Detroit e le sue esibizioni vocali ai sermoni di quest’ultimo incantano il pubblico, facendo di lei una star già da piccola.
Questa attitudine a bruciare le tappe ricorrerà anche in altre occasioni negli anni seguenti, tanto che la ritroveremo due volte madre a 17 anni e titolare di un contratto con la prestigiosa Columbia Records a soli 18 anni.
La carriera non sboccia però così prepotentemente come era lecito attendersi: l’identità musicale di Aretha non è ancora sufficientemente definita e in Columbia si aspettano riscontri commerciali che non arrivano, anche a causa di un repertorio poco congeniale e ai dubbi artistici della stessa cantante.
“La mia musica è dentro di me – dichiarò all’epoca l’artista – ma non sono sicura di quale sia”
Sono trascorsi sessant'anni dalla sua prima incisione, eppure Aretha Franklin non ha alcuna intenzione di cedere la corona di Regina del Soul alle giovani e agguerrite rivali. La cantante ha attraversato da protagonista non solo la musica, ma anche la storia e il costume dell'America nera, diventando un simbolo di longevità.
Dopo sei anni e una manciata di album mai completamente soddisfacenti, arriva l’incontro con quello che, in questa storia, è l’uomo della provvidenza, ovvero Jerry Wrexler, dirigente e produttore della Atlantic Records. Personaggio dal fiuto sensibile, Wrexler si accorge del fatto che l’enorme talento di Aretha non si sia ancora realmente manifestato. La mette dunque sotto contratto per la propria etichetta, la porta in studio di registrazione, le affianca navigati musicisti e le chiede una cosa sola: essere sé stessa.
L’intuizione è semplice quanto geniale. Da quella session iniziale a Muscle Shoals scaturisce un periodo d’oro per la carriera di Aretha e per tutti quelli che hanno la fortuna di poterla ascoltare, una fase in cui la sua vocalità si rivela sublime e devastante al tempo stesso, un universo musicale in cui la tecnica si fonde con la veemenza e il fervore delle gospel songs. Nel giro di quattro anni verranno pubblicati album divenuti con il tempo pietre miliari del genere (I Never Loved a Man the Way I Love You, Aretha Now , Soul '69, This Girl's In Love with You) che includono canzoni immortali come Do Right Woman, Do Right Man, Chain of Fools, Think, I Say a Little Prayer.
Una menzione a parte merita il brano Respect: scritto da Otis Redding nel 1965, è reinterpretato da Aretha nel 1967 in una versione in cui ne trasfigura il significato e lo fa proprio al punto che lo stesso Redding affermerà: “Ho perso la mia canzone, quella ragazza me l’ha portata via”.
Altre cover memorabili di Aretha da segnalare in questo periodo sono Eleanor Rigby dei Beatles e Bridge Over Troubled Water di Simon & Garfunkel.
Il film racconta la straordinaria storia di una delle donne più incredibili di tutti i tempi: dall’infanzia - quando cantava nel coro gospel della chiesa di suo padre - fino alla celebrità internazionale. RESPECT è la storia vera del viaggio di Aretha Franklin per trovare la sua voce, nel mezzo del turbolento panorama sociale e politico dell'America degli anni '60.
Con l’arrivo degli anni ’70 sembra però essere esaurito il momento magico: Spirit In The Dark e Young Gifted And Black sono album meno esplosivi rispetto agli standard a cui il pubblico si era abituato con le ultime uscite e, soprattutto, risentono di vicende personali che amareggiano l’artista, la quale cerca infatti conforto “a casa” con lo straordinario album di puro gospel del 1972 intitolato Amazing Grace. Del resto, ora il pubblico sta guardando da un’altra parte, là dove la musica funky imperversa e la disco music sta per arrivare. Il declino degli anni che seguono è, nei fatti, più commerciale che artistico.
E poi, succede che nel 1980 te la ritrovi in ciabatte rosa e grembiule nel film The Blues Brothers, con una Think strepitosa urlata in faccia al marito. Da questo momento in poi la carriera di Aretha Frankin riprende quota. La voce ha perso la brillantezza di un tempo, attestandosi su tonalità più basse, ma l’anima rimane sempre ben visibile: diversi duetti le garantiscono notorietà anche presso le nuove generazioni (con George Michael, Elton John, Whitney Houston, Eurythmics…)
Tra gli album più riusciti degli anni ’80, vanno ricordati Jump to it (1982), Who's Zoomin' Who? (1985) e Aretha (1986).
I fratelli Jake ed Elwood, musicisti blues, sono pronti a tutto pur di riuscire a racimolare in breve tempo cinquemila dollari con i quali impedire la chiusura dell'orfanatrofio dove sono cresciuti. Il film ha avuto un seguito nel 1998.
Nel corso dei due decenni successivi, seppur diradate, continuano le pubblicazioni discografiche (in cui si alternano classiche ballate soul a pezzi più attuali e moderni) e anche le apparizioni non sono più tante, ma le poche fanno la differenza: molti ricordano la serata Night Divas del 1998 in cui una Lady Soul ormai oltre i 60 mise in ombra dive del momento quali Mariah Carey, Shania Twain e Celine Dion.
Aretha Franklin ci lascia nell’estate del 2018. Da allora, c’è un trono che non è più stato occupato.
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