Diario di bordo

E se Dio avesse tre mani, una di Diego e due di Steph Curry?

Giovedì 16 Dicembre

Due avvenimenti in contemporanea che hanno a che fare con l’intervento divino nelle nostre vite.  
Sbarcato in America, è stato accolto da una critica entusiasta il film di Paolo Sorrentino “È stata la mano di Dio”; dunque si spera che il nostro regista di punta (il critico del New York Times ha paragonato il film all’Amarcord di Fellini) possa portare a casa il suo secondo Oscar, e consegnarlo al vero vincitore: Napoli.

E, nelle stesse ore, al Madison Square Garden, nei primi minuti della partita NBA dei Golden Gate Warriors contro i New York Knicks, Steph Curry infrangeva lo storico record di Ray Allen, avendo messo a segno nella sua carriera già 2974 tiri da tre. Gli avversari hanno fermato il gioco per applaudirlo, tutto lo stadio si è alzato in pedi per almeno dieci minuti per onorare il giocatore che “ha fatto la storia” e che “ha cambiato per sempre il modo di giocare a basket”; in breve, hanno salutato il miracolo incarnato in un giocatore che non raggiunge il metro e novanta e 84 kg di peso, in mezzo a quelle statue gigantesche che sono gli dei della NBA, abituati a comandare, come lo erano i difensori inglesi, che però non riuscirono a impedire che un ragazzo molto basso e nato in una bidonville di Buenos Aires segnasse loro di testa (vabbè, ok, con un Sacrosanto Aiuto…).

Tuti vogliono ora sapere qual è il segreto di Steph Curry, come riesca a concepire e realizzare canestri da dieci o anche da venti metri con un insieme di lentezza e rapidità, interruzione del tempo (tra il tiro e il ciuff, Curry trova il tempo di sorridere al pubblico); tiri che sono carezze erotiche e schiocchi di frusta, che chiaramente sono già tutti scritti nel suo cervello; tiri che le sue mani semplicemente eseguono, per poi restare sospese in aria come quelle di un direttore d’orchestra. E lui per primo non sa spiegare perché questo succeda.

Due mani, quelle di Curry, non una sola come quella di Diego, cui però venne ordinato di alzarsi di soppiatto, addirittura da lassù.

In tutto, tre mani capaci di regalare felicità al mondo, che di questi tempi ne ha bisogno.   

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